selenevalentina

lunedì 28 febbraio 2011

PENSIERO



Là in quell’angolo di mare
dove l’onda modella la costa.
Dove l’ulivo ha piegato il suo tronco
per specchiarsi nelle acque profonde
per accarezzare con l’ombra delle foglie
le bianche conchiglie sul fondo.
Là, o Signore, ho fermato il pensiero.
Là, o Signore, mi scopro a pregare
perché lo stupore mai mi abbandoni
per la perfezione del tuo creato.
Perché la vita che con amore
mi hai donato, mai possa diventare
solo un vuoto a perdere.

giovedì 24 febbraio 2011

SOGNO DI CACCIATORE

Stanco s'è seduto il cacciatore
dopo che nel bosco per ore ha vagato.
Mette il fucile a terra, accarezza il cane
e ad un albero appoggiato
guarda le bellezze del bosco attorno.
S'avvicina timida una lepre
orecchie rosa, trasparenti in controluce.
Saluta il cane e gli dice sottovoce
"Devo scappare, ho i piccoli da allattare."
Uno scoiattolo gli si appoggia sulla spalla
e gentilmente gli offre una noce.
Un capriolo gli lecca una mano
e s'allontana saltellando con la madre.
Guarda stupito, incredulo, il cacciatore
e in loro vede ipeluches del suo bimbo
quelli che tiene intorno, addormentato nel lettino.
Cade una foglia e leggera lo sfiora
apre gli occhi il cacciatore addormentato.
Scarica il fucile, accarezza il cane
e con l'animo leggero fa ritorno
da quel bimbo che ha appena sognato

mercoledì 16 febbraio 2011

TORTA DI COMPLEANNO


Ho visto donne recarsi alla fontana
e compiere gesti antichi.
Le ho viste immergere e ritirare panni
nelle acque fredde e cristalline.
Le ho sentite parlare ad alta voce
di figli, miseria e sacrifici.
Ho sentito muggiti uscire dalle stalle
e galline annunciare un pò di companatico.
Ho visto bambini rincorrersi scalzi
felici nella pura innocenza.
-Mamma, mi fai la torta? Domani compio gli anni.-
Era una domanda che sovente ricorreva
che i bimbi certo allora non mancavano.
La madre pensava se aveva la farina
ma le altre madri insieme sempre si adoperavano
perché quel giorno non fosse dimenticato.
Assaporo profumo di pane fresco
che mi riempie le nari e i polmoni
mentre le campane suonano mezzogiorno.
Mi scuoto perché i rintocchi giungono da lontano
non dalla chiesetta chiusa e abbandonata.
Mormorano sottovoce le case diroccate
e gli usci sono chiusi da rose inselvatichite.
Penso ai posteri di quei bambini scalzi
che avranno torte per i loro compleanni
comperate in ricche pasticcerie.
Le gusteranno ignorando il sapore
di quelle dei loro nonni, impregnate
di amica condivisione di generosi cuori
di tante mamme, che lavavano alla fontana.

lunedì 14 febbraio 2011

MANI



Se ne stanno riuniti in gruppi
nella grande sala della Casa di Riposo.
Seduti su seggiole con le ruote
che mai avrebbero voluto.
Donne, che di un fazzoletto nero in testa
ne facevano quotidianità.
Mani nodose
dall’artrite
avvezze a torcere lenzuola,in gelide acque
a mungere mucche, a zappare orti
per la certezza dei pasti ricorrenti.
mani sempre indaffarate, con scope di saggina
a spazzare stanze e rincorrere figli e galline.
Uomini, che toglievano il cappello
davanti a chi per loro, era autorità.
Mani forti, robuste che rompevano zolle
piegavano viti e spaccavano legna.
Mani, che han dovuto stringere un fucile
con la morte nel cuore e la speranza
di non trovarsi di fronte gli occhi spaventati
di un nemico sconosciuto.
Mani dall’aspetto rude che riposano in grembo.
Mani, che diventano leggere come ali di farfalla
quando si sollevano a sfiorare il viso di un bimbo
 che in visita è venuto a portar loro un sorriso.

venerdì 11 febbraio 2011

GIRASOLI

 foto di Pino Bertorelli

Iddio voleva dei fiori che tutti amassero.
Guardò quelli che già aveva creato
I prati erano un tripudio di colori
Rose e garofani profumavano l’aria
Attorno. Ma Lui voleva che somigliassero al
Sole e che come lui dessero ad
Ognuno gioia e felicità. voleva che i pittori
Li immortalassero su tele e che
I poeti trovassero per loro, palpitanti parole.

MARGHERITA

giovedì 10 febbraio 2011

L’ALBA A VENEZIA


Mattino d’Agosto ore 5.
 No, oggi no…. avrò tempo domani
per restare più a lungo
 nel piacevole mondo dell’inconscio.
 Ora voglio aspettare LEI
 con i gomiti appoggiati al davanzale
 di una finestra in una vecchia casa.
 Un refolo fresco mi accarezza
 poi va a insinuarsi, fra le foglie degli alberi
 che sporgendomi quasi posso sfiorare.
 Un corvo lancia il suo richiamo
 un compagno gli risponde in lontananza.
 A destra un muggito ripetuto
 forse il buongiorno a una presenza amica.
 Motore di trattore, sudore e fatica.
 Non rumori ma suoni
 ed io respiro silenzio e quiete.
 D’improvviso ecco incomincia
 dapprima solo rosea spennellatura
 su vergine tela
 e adagio, in diretta, l’opera si compie.
 Dipinto d’Autore.
 Affascinata mi ritrovo a sussurrare
 l’ho vista, ho visto l’alba dalla persiana aperta di una casa di Venezia.

FIGLIA


Siede al tavolo il poeta
mento sulla mano e pensiero errabondo.
Davanti un foglio bianco, triste
orfano di parole.
Ha scritto molto…. di gioie
di vita, di morte, del presente e del passato
di emozione e di un amore mai dimenticato.
Ora non ha più parole
vuota e silenziosa è la sua mente.
Forse l’estro se n’è andato
forse la Musa l’ha abbandonato.
Poi lei entra nella stanza
vita della sua vita 
dolce sorriso e profondi occhi blu.
L’accarezza con lo sguardo
mentre si muove leggera,, aggraziata.
Vola la penna e il folio si riempie
non più orfano di parole.
Più non si sente triste il poeta
ora è felice ed appagato.

TRA SOGNO E REALTA'

Un albero mi ha preso per la mano
mentre ero con te nella radura.
Mi ha portata nel bosco
e mi ha parlato di se.
Mi ha detto le gioie dell’estate
e i dialoghi col vento.
Di quanti alberi muoiono
e di quanti ogni anno
spuntano fra le foglie morte.
Mi ha insegnato sentieri nascosti
e fresche acque zampillanti.
Mi ha parlato di lunghi sonni
e di dolci, intensi risvegli.
E mi ha mostrato la noncuranza
cartacce, rifiuti e bottiglie
che tanto male gli fanno.
Ma il volo di una farfalla
o chissà cosa, mi ha destata.
Sono entrata nel bosco con te
cullando ancora il mio sogno.
Ma se era un sogno, perché
riconosco il sentiero?
Ma se era un sogno, perché
so dov'è la fresca sorgente?
E se era un sogno, perché
mi allontano d’improvviso
per raccogliere una bottiglia
nascosta dietro un cespuglio?
Mi guardi stupito ed io ….
comincio a raccontare...

COSE DA GRANDI

"Sei qui, bambina mia
temevo di non ritrovarti".
"Sono qui papà. Siamo riusciti
a fuggire dalla scuola.
Ma perché ci sparano?
Noi siamo solo dei bambini.
Un soldato mi ha presa
mi faceva male, sai papà.
Ti chiamavo ma tu non c'eri
e lui rideva.
Ma perché, c'è la guerra, papà?
"E' una cosa da grandi, bambina mia".
"No! Non è una cosa solo da grandi
ma, se diventare grandi è questo
allora papà, io mi siedo qui
e pregando
aspetterò, la mia pallottola".

IL MULINO



Fermo il pensiero ad ascoltare
rumori dal tempo cancellati.
S'è ristretto l'alveo del torrente
e le macine sono statiche, inutilizzate.
Fermo il pensiero ad immaginare
lo scorrere dell'acqua fra le mole.
Il triturare dei bi...ondi chicchi
fino allo scendere del bianco preludio
di profumate micche da sfornare.
Rammento ancora le grandi fette
da prendere con due mani a saziare
un giovanile, sano appetito.
Ma tutto è immoto
e fra sasso e sasso m'allontano.
D'improvviso un rumore alle mie spalle
mi volto in fretta, speranzosa
ma no, è solo il vento.
Una folata, che passa e se ne va

CARILLON

Vorrei tornare alla mia Primavera,
là, nel prato dei miosotis
e raccontare loro i sogni.
Poi guardare su e a piene mani
gettarli sul Grande Carro,
perché vadano nell’infinito
a illuminare stelle di speranze.
Vorrei danzare ancora nel vento
con le lucciole a farmi riflettori.
Ma resta solo un vecchio carillon
con una ballerina rosa, ferma
in una statica arabesque.

IL MURETTO


Rammenti il muretto a calce
che la vecchia casa circondava
è integro, nei tuoi ricordi di bambina
ma ora la calce è solo un’utopia.
I sassi l'un l'altro si sostengono
li aiuta l'edera, abbarbicata attorno
e una rosa selvatica a tratti
con macchie gialle lo adorna.
Lì sedevi all'ombra del ciliegio
ascoltando racconti di guerra e miseria
da una vecchia col fazzoletto annodato in testa.
Muoveva agili le mani ad intrecciare vimini
che dal torrente umidi aveva portato.
uscivano panieri e cesti da quelle mani scarne
e dalle labbra, orfane di sorrisi
nomi per te difficili sentivi pronunciare.
Eppure vividi ancora li ricordi.
Arandora Star, fra i flutti dell'oceano
ultima dimora per uomini innocenti.
Brigata Julia, fra le nevi della Russia
Più tardi Marsinelle e quel grisù
Nemico subdolo e letale.
Sei ora coi tuoi bimbi all’ombra del ciliegio
Li fai sedere fra l’edera e le rose
E sottovoce, inconsciamente, cominci a raccontare...

MAMMA


Rammenti, mamma, il crepitar del fuoco….
la fiamma lenta consumava
l’ultimo ciocco aggiunto
...nelle fredde sere dell’inverno bardigiano.
Sedevi su una sedia vicino alla stufa bianca.
Ero bimba ancora e sulle tue ginocchia
mi mettevo a cavalcioni.
ti mettevo le braccia intorno al collo
il capo appoggiavo contro il tuo viso.
e il cuore s’impregnava di quell’attimo d’amore.
Non parlavamo, perse ognuna, in autonomi pensieri
il silenzio della sera ci univa, fino a quando mi dicevi
“Ti porto a letto, domani c’è la scuola”
Era gelida la piccola stanza al piano superiore
ma rannicchiata sotto le coperte, era il calore
di quell’abbraccio appena sciolto
che mi faceva entrare nel mondo dell’oblio

IL NONNO


IL NONNO 

Avrà tre anni quel bambino d’oro
gambe svelte e allegre come un valzer
e gli occhi che ridono che è una bellezza.
Corre con il cane nel cortile
e grida per la contentezza.
Lo guarda il nonno
seduto su una panchina.
mani appoggiate al bastone
e curva la schiena. Si direbbe
che nella mente di quel bambino
ci sono solo i suoi giocattoli.
Ma quando il nonno si alza traballante
per fare due passi avanti e indietro
corre gli da la mano e dice
-Tranquillo nonno, sono qui con te


versione in dialetto bardigiano

AL NON
Al garà tri ann, col putén d’or
gambi svèlti e allégri c’mé ‘n vallser
e j’oc ch’i riddon ch’l’è ‘na blèssa.
Al corra con al can in t al cortil
e al sbraja par la contentessa.
Al la guèrda al non
sedù ‘n simma a ‘na banchen’na
man posèdi in s’sal baston
e curva la schen’na. S’adiriss
che in t la menta ‘d col picén
gh’è soltant i so billén.
Ma cuand al non al s’léva traballant
par fèr du pass avanti e indré
al corra,’l gh’da la man e ‘l gh’dis
- Tranquill, non, son chi con tè

NONNE D’OGGI



Voci squillanti s’odono nel parco
giochi di bimbi gioiosi
con ancora negli occhi ridenti
sogni di Primavera.
Nonne a guardarli con amore.
Nonne d’oggi,
non più bianche crocchie
e scuri rosari sgranati adagio.
Non più vesti informi
a nascondere forme
non più timidezza e sottomissione.
Nonne ora con moderna eleganza
libere, sicure e consapevoli.
Donne che della vita hanno compreso
il potere dei combattimenti
Hanno imparato che il difficile
del loro andare avanti
è non voltarsi mai indietro,
per non lasciare che amari ricordi
rimasti per anni silenti e chiotti,
riemergano dal passato.

benvenuti nel blog di valentina selene medici