selenevalentina

lunedì 30 maggio 2011

A PREVISION

L'era anà in tu lagu a pijà l'acqua
con el damigianne ligà in tu carru
tirà da in bo con pasiensa
che a stra u fava per esperiensa.
A camminava e a pensava a ina prevision
che ina senghera vecia e con u bastòn
a gh'ava lesì in t'ina man
in cambiu d'in toccu de pan.
Per l'acqua in amure l'arisse truvà
e in tu co per sempre u ghe sarisse restà
L'era agustu, in cadu da sudà
ma chi gh'era suttu alla pianta a ripusà?
Gh'era in ommu insemme a in fiurén
che a strachéssa a ghe serava j ucen.
"U portu alla fera, ne ghe para miga veira
ma l'è lontan turnumma staseira.
A so mamma l'è morta quande lu l'è nasì
che disgrasia i ne s'en gnanca cugnisì."
U se desedda u fiurén a ghe da in po' d'acqua
u la beiva, l'è fresca a ghe para ina manna
e le a la caressa, cumme se a fesse ina mamma.
Alla svelta a ghe lempissa ina buttiglia
e a vardaia i parena ina famiglia.
L'è scattà quarcosa, che a ne sa miga spiegà
ma l'è tardi l'è vura d'anà.
I se disena i nummi, i se dan l'indirissu,
j en zamò lontan
e u fiurén u se vota a salutà con a man.
In giurnu, che ina turta l'ava apenna sfurnà
d'impruvvisu alla porta a senta picà.
L'è cul'ommu con per man u picén
a la brassa a ghe disa che a ghe vo in granben.
In t in attimu a tavera l'è zamò paricià
e a tuvaja l'è culla che lé l'à ricamà.
Sparissa a turta e anca u buden
i parena ina famiglia missa insemme dau destén.
Doppu pochi meisi, sensa tantu spettà
denansi au Signure i s'en anà a spusà.
Ina mamma pussè brava, u picén
u n'arisse miga pudì truvà
e in cielu gh'è in'atra mamma
che a se metta a ringrasià.

sabato 28 maggio 2011

DONNA

Non sono una manager
non sono una grande artista
non ne ho la capacità.
Non sono una famosa cantante
ne una ballerina della Scala
anche se la musica
è parte del mio essere.
Non sono una ricercatrice
e neppure una scienziata
anche se vorrei sconfiggere
le più gravi malattie.
Non sono tutto questo
io sono solo una donna
che la vita ogni giorno
mette a dura prova.
Però ho chi mi ama
però sono una madre
e Dio mi ha dato il dono
di esprimere i sentimenti
con le parole di una poesia.

venerdì 27 maggio 2011

NOTTE

Nel palpito di quell'attimo
quando la sera incerta s'attarda
al margine della notte.
Quando l’ultimo cinguettio
S’acqueta sotto la gronda.
Quando s'appunta la prima stella
e lo strascico lattescente
stende il cielo per la gran soiré
in onore dell’opalescente dama.
E' allora che parole nuove
anelano un foglio bianco
e l’animo si fa leggero.

martedì 24 maggio 2011

NINNA NANNA PER IL VENTO

S'è fermato il vento...
Per ore e ore ha sferzato alberi
sdrucendo le ultime foglie
quasi pressante esortazione
al lungo sopore invernale
che le nubi da neve
già erano all'orizzonte.
nella volta scura, corruga.
E quando i bianchi fiocchi leggeri
Il cielo ha lasciato cadere
in dispettosi vortici li ha coinvolti
sparpagliandoli, ammucchiandoli
facendo soffici montagnole
contro usci e finestre sbarrate.
Ricoprendo in fretta sentieri
già aperti a fatica.
La notte ormai è già scesa
E il gelo si mette al lavoro.
Ma il vento d’improvviso si ferma
Qualcosa nell’aria lo attrae
Una lieve melodia si spande.
Una mamma con un bimbo sul cuore
Una dolce ninna nanna sta cantando.
Si ferma il vento ad ascoltare.
Si cheta, si lascia cullare
Chiude gli occhi e stanco s’addormenta.

venerdì 20 maggio 2011

U SEDASSU

Gh'era in fulettu, che alla notte
u anava in t ina stalla
e per fa dispettu u fava i gruppi
in ta criniera da cavalla.
U padron l'era urmai disperà
u ne sava pò che santu pregà.
U dumandava a tutti ina solusion
per saltà fora da qulla situasion.
In veciu, che u passava i giurni
setà in simma a in sassu, u gh'à dittu
da mette in t a stalla in sedassu .
U fulettu u contàva i busi in t a reide
ma dalla strachessa u ne pudiva pò veide
cuséi u scappava dalla stalla
e l'era salva a criniera da cavalla.
Ne so miga se sta storia l'è veira
ma a mei me l'à contà ina amiga ieri seira.

sabato 14 maggio 2011

CANTAMAGGIO



"Maggio bel maggio
fior di sentimento"
Avevano fiori di lillà sul cappello
i giovani, che andavano a cantar Maggio.
Dietro scuri chiusi le ragazze
attendevano un canoro invito a scendere
ad aprire la porta.
fantasticando che in quel gruppo
ci fosse chi da tempo
faceva battere forte il loro cuore.
Offrivano uova fresche, pane, salame
e in cambio una canzone e un sorriso,
foriero forse di un futuro amore
mentre la fisarmonica intonava la serenata.
Era bimba piccola ancora lei.
Attendeva quella sera come una festa.
che le occasioni allora erano poche.
Felice di stringere nella piccola manina
un profumato rametto di fiore di lillà
che un cantamaggio, le aveva donato.

martedì 10 maggio 2011

VOGLIA DI MAMMA

Appoggiata al muro dell'antico maniero
guardava l'orrido aprirsi là in basso.
Subitaneo il pensiero lo paragonò
al baratro che nel suo cuore s'apriva.
Sembrava non potesse esserci rimedio
sempre più in basso si poteva andare.
Si volse ma un miagolio lontano, sommesso
e un altro vicino forte, straziante
la fecero tornare accanto al muro.
Sul fondo buio un gattino caduto
e sul bordo la mamma che disperata lo chiamava.
Sembrava proprio non ci fosse rimedio.
Ma il miagolio della gatta d'improvviso mutò
pareva parlargli per indicargli la via.
S'aqueta il gattino, comincia ad arrampicarsi
affondando nel terreno le tenere unghie.
A volte scivola ma lei lo rincuora
e finalmente giunge al sicuro.
Lo prende la mamma lo porta lontano
leccandolo, pulendolo miagolando gioiosa.
Torna a voltarsi con la pena nel cuore
vorrebbe anche lei una mamma vicino
che la rincuorasse, le indicasse la via.
poterla abbracciare ancora una volta
accarezzarla sentirne il profumo.
Una nicchia nel muro pare invitarla
guarda la Madonnina col Bimbo fra le braccia
sembra le sorrida e lei la ricambia
le dice con gli occhi"Sarò io la tua mamma
potrai confidarti, aprire il tuo cuore
e sempre conforto in me troverai.”
si siede accanto su un antico sedile
segnato dal tempo che non è stato clemente.
e un Ave Maria sussurra d'istinto.
Passa la gatta col piccolo accanto, la guarda serena
con la mente leggera. Non si sente più sola
ora anche lei ha ritrovato una mamma.
 

PAPAVERI


Ho udito gemiti lievi
 sui dolci declivi
 dove rossi papaveri nel vento
 danzavano corteggiando
 bionde spighe dorate.
 Ho udito gemiti lievi
 quando la rapida falce
 ha repentinamente stroncato
 il loro sogno d’amore.
 Neppure la morte pietosa
 unì i loro destini.
 Neri semi e chicchi preziosi
 furono divisi.
 Molti ne ha nascosti
 nel caldo grembo la terra
 e torneranno ancora a danzare
 rossi papaveri, corteggiando
 bionde spighe dorate.

HO DONATO UN FIORE


Un piccolo pensiero giallo
colore di vita
perché colore del sole
che quotidianamente sorge.
 A volte nuvole nere
 ce lo nascondono.
 Ma sappiamo che c’è
 e dobbiamo cercarne
 anche un solo
 piccolo, timido raggio
 magari nel sorriso
 di una vera amica. 

giovedì 5 maggio 2011

TRAMONTO


 Tramonto.. Anche in città
E un altro giorno se n’è andato.
 Stormi di uccelli per un ultimo volo.
 Beccuccio golosamente aperto
 e il cinguettio smorzato poi sotto l’ala
 nei piccoli nidi fra antenne e parabole.
 Che il mattino, presto arriva per loro.
 E in quell’attimo l’IMMENSO
 tavolozza e pennelli firma la magia
 E tu, uomo indaffarato fermati a contemplare
 e umilmente inchinati a tanta maestria. 

martedì 3 maggio 2011

SOLITUDINE



Certamente
è meno dura la solitudine
quando è la vita
che ti fa rimanere solo
che quando ti senti isolato
dall’indifferenza della gente
che ti sta vicino.

IL SENTIERO DELLA VITA

In una radiosa alba sono entrata
in un bosco folto e sconosciuto.
Non ho scelto percorsi già segnati
ma ho lasciato che i miei passi
l’uno dopo l’altro, adagio
tracciassero un sentiero tutto mio.
E come se una nuova vita stesse cominciando
ho seguito l’istinto e la ragione.
Ho raccolto rosse fragole mature
occhieggianti sotto verdi foglie.
ho scoperto fiori sconosciuti
ho attraversato ruscelli trasparenti.
Ho cercato di evitare rovi pungenti
e tuttavia, qualche spina m’ha graffiata.
Ho riposato in radure dal sole riscaldate
dopo inaspettati, furiosi temporali
Che tutta mi avevano bagnata
e camminato nel folto, su muschio profumato.
Proseguendo ancora, passo dopo passo
ho impresso orme su pendii e su crinali.
Alla fine il mio sentiero si è fermato là
sulla cima dove su una grande croce
un Cristo m’attendeva a braccia aperte.
In ginocchio, poggiando il capo sui suoi piedi
fiduciosa ho offerto a Lui, le mie preghiere.