selenevalentina

mercoledì 25 dicembre 2019


 

NATALE IN GIALLO

 

Dipingo stelle mentalmente

colorandole del giallo

che manca nella mia notte buia.

Le disegno a cinque punte 

come facevo da bambina

 nel quaderno a quadretti.

Cercavo stelle dei carri celesti

che sul castello si posavano

e le contavo ad una ad una

per timore che qualcuna ne mancasse.

Dipingo primule mentalmente

che ingiallivano il Barigazzo

nelle indimenticate primavere.

Raccolgo pastelli colorati

sulla tavolozza immaginaria

per stendere sfumature

nella mia notte troppo buia.

Dipingo una fulgida cometa

e la poso sopra il tetto della stalla

che sia luminosa guida verso il Bambino.

 Sento il Suo sorriso che mi riscalda

e sembra meno buia la mia notte

La luce della fede illumina il Natale.

 

Auguri di un Buon Natale a tutti voi, sperando che il sorriso del Bambino, riscaldi i  vostri cuori.

 

 

 

giovedì 12 dicembre 2019


 

 

 

IL PRESEPE IN SCATOLA

 

 

Anni fa, viveva in un piccolo paese, un falegname.

No, tranquilli, non era Mastro Geppetto e non voglio raccontare di Pinocchio.

Questo, si chiamava Pietro ed era un mago nell’intaglio del legno.

Era molto conosciuto anche nei paesi intorno e non gli mancavano certo i clienti.

Aveva quello che si dice, un dono di Dio nelle mani. Purtroppo però, nell’animo di Pietro, mancava la Fede. Aveva rispetto per ogni creatura, ma quando si tentava di parlare con lui, di cose più profonde, riguardanti l’anima, tergiversava o si, allontanava.

Qualche mese prima di un Natale, entrò nel laboratorio, un uomo, molto distinto ed elegante. Portava in mano una cassettina di legno, circa quaranta per sessanta e poche dita di altezza. Aveva anche il coperchio, che si poteva togliere.

Disse, che avendo saputo della sua maestria, chiedeva, se poteva intagliarli le statuine del presepe, compresa la Sacra Famiglia col Bambinello.

Avrebbe poi, dovuto incollarle su un’asse sottile. In quel modo, togliendo il coperchio, si sarebbe ammirata l’opera, ma nello stesso tempo, avrebbe potuto essere trasportata, senza alcun problema.

Il falegname, accettò di buon grado, anche perché, era stato pagato in anticipo e profumatamente.

Si mise presto al lavoro e in poco tempo, tutte le statuine, furono pronte, dipinte e incollate su una sottile asse, che pose, all’interno della scatola.

Mancava ancora molto al Natale, quindi, avvolse la scatola in alcuni fogli di giornale, perché non prendesse polvere e la mise all’interno di un mobile, nel laboratorio.

I giorni passano, anche se si dimentica di contarli, specialmente, quando sono impegnati, ma quel giorno, si rese conto, che era il  ventiquattro di Dicembre. Tra un po’ sarebbe arrivato quel signore elegante a ritirare il presepe. Lo prese quindi dal mobile, tolse i fogli di giornale, pose la scatola sul bancone e l’aprì. Tutto in ordine. Doveva solo aspettare il cliente.

Le ore passavano,il buio, stava già percorrendo il cielo a cercare la stella guida, ma del cliente, neppure l’ombra. Il falegname uscì e cominciò a chiedere ai vicini, se mesi prima avessero visto l’uomo e se per caso, sapessero il nome o il paese. Nessuno lo ricordava, ribadendo che una persona così elegante, non sarebbe passata inosservata.

Era ormai giunta l’ora di cena e infatti sentì la moglie che lo chiamava.

La cena fu parca e solitaria. La donna, era stata poco bene, durante tutto il giorno e si era già messa a letto. Dopo un po’ la seguì e si addormentò. Dormirono profondamente entrambi e si svegliarono alle prime ore del mattino del Natale. La donna, si sentiva molto meglio, quindi preparò la colazione e cominciò anche a preparare per il pranzo.

Pietro, andò nel suo laboratorio, certo che il cliente, non avrebbe tardato.

La scatola, era sul bancone, dove l’aveva lasciata la sera precedente.

Tolse il coperchio e indietreggiò  di colpo, di alcuni passi.

Non riusciva a capire, cosa fosse accaduto… Le statuine,incollate perfettamente sull’asse, non erano più, ognuna al proprio posto, ma erano tutte di fronte alla capanna e al Bambino, che sembrava sorridere.

Chi poteva essere stato? Laboratorio, chiuso a chiave, nessun segno di estranei entrati. Null’altro rubato o  spostato. Non capiva proprio.

Ritornò in cucina e in tutta fretta  raccontò il fatto alla moglie. Lei lo guardò tranquillamente dicendo, che era perfettamente logico, che fossero intorno al Bambino, dopo tutto, erano lì,proprio per adorare lui.

Logico! Già, la solita logica delle donne….

Lui era sicuro di aver fatto tutto nel migliore dei modi e non trovava spiegazione. Restò pensieroso per tutto il giorno e anche per igiorni a seguire. Del cliente, neppure l’ombra. Che fare?

La cosa, lo aveva turbato molto e ogni tanto apriva il coperchio, cercando risposte, forse anche, dentro di se. Non so se riuscì a trovarne. A volte i pensieri, ci conducono, per vie fino allora sconosciute.

L’unica cosa certa, è che da allora nelle feste natalizie, che seguirono, il presepe in scatola, fece bella mostra, nella casa del falegname.

 

AUGURI A TUTTI DI BUONE FESTE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

         

domenica 1 dicembre 2019



Foto di Flavio Nespi

 

ANNIKA

 

Di Valentina Selene Medici 

 

Non conosco l'autore della storia, che sto per scrivere su questi fogli. Forse sarà uno scrittore famoso o forse sarà solo una delle tante leggende tramandate nei tempi. Non so neppure se è la versione corretta, forse la mia fantasia l'ha modificata ma, molti anni sono trascorsi, da quando mio padre la narrava e rinarrava a me e a mia sorella nelle sere d'inverno bardigiano...

In un tempo molto lontano, viveva una ragazza di nome Annika. Aveva lunghissimi capelli biondi, che teneva sulle spalle in due morbide trecce ed erano così brillanti da sembrare due raggi di sole. Gli occhi erano di un blu notte, talmente profondo che chi li guardava, si stupiva di non vederci splendere le stelle. Era buona e generosa e per aiutare la famiglia di poveri contadini, era andata a fare la lavandaia presso il castello del re, che governava quel paese. Il castello era circondato da un immenso parco, attraversato da un torrentello allegro e svelto. Proprio nei pressi del torrente c'era un capanno, che fungeva da lavanderia, con grandi mastelli, dove venivano messi in ammollo i panni, e in seguito risciacquati nelle acque correnti.  All'interno del capanno c'era anche un armadio, per riporre le spazzole e i pezzi di sapone. Annika aiutava nel lavoro un’anziana donna, che da molti anni era al servizio del re e che la trattava come una nonna, dandole consigli e insegnandole molte cose. Nei pressi della lavanderia capitava spesso il giovane principe, figlio del re. Fin dalla prima volta che aveva visto la ragazza, era rimasto incantato dalla sua bellezza, sia fisica che d'animo e bem presto questo sentimento si era trasformato in amore. Anche Annika provava gli stessi sentimenti ma sapeva benissimo che il suo sarebbe rimasto solo un sogno. Proprio in quei giorni, una vecchia strega malvagia era riuscita a rubare al re, il suo più prezioso anello e lo teneva sempre stretto fra le mani, nascosta nella sua catapecchia. Il re aveva mandato messaggeri in ogni angolo del regno, dicendo che chiunque fosse riuscito a recuperare l'anello avrebbe visto esaudire ogni desiderio. In molti avevano tentato ma, la vecchia strega li aveva sempre beffati e fatti fuggire spaventati a morte. Un giorno, mentre l'anziana lavandaia, che e era anche un poco, fata, osservava i due giovani, che stavano parlando, cominciò ad elaborare un piano e lo spiegò loro. Disse che se Annika avesse seguito i suoi consigli sarebbe riuscita a riportare l'anello al re e in seguito, con uno stratagemma, avrebbero anche potuto coronare il loro sogno d'amore. Così Annika armata di una scopa, di un pezzo di corda di un pezzo di sapone e di un pettine fitto, partì con un poco di paura ma anche tanta determinazione. Camminava e camminava seguendo i consigli, che le erano stati dati e ad un certo punto scorse in lontananza una ragazza accanto ad un pozzo. Giunta vicino si accorse, che per prendere l’acqua la ragazza, legava il secchio ad una delle sue lunghissime trecce ma, quando doveva farlo risalire piangeva per la sofferenza, che il peso le procurava. Annika stupita, chiese perché per quel lavoro non usasse una corda ma si sentì rispondere che la sua povertà non le permetteva di acquistarla. Annika senza indugio le regalò quella che aveva portato con se e si allontanò seguita da infiniti ringraziamenti. Dopo un altro lungo tratto di strada si trovò accanto ad un forno, dove una donna per spostare la brace per introdurre il pane, usava le mani, procurandosi dolorosissime ustioni. Chiese perché non usasse una scopa e anche questa volta si sentì rispondere che la povertà, impediva la spesa. Annika allora le donò quella che aveva con se e ancora una volta si allontanò seguita da sinceri ringraziamenti. Dopo un altro lunghissimo tratto di strada, giunse nei pressi della catapecchia della perfida strega. In punta di piedi e usando ogni precauzione, si avvicinò e vide che la ladra si era addormentata su di una sedia a dondolo e che nel sonno le mani si erano aperte quel tanto da lasciare scorgere l’anello del re, che brillava con tutto il suo splendore. Intorno non si scorgeva anima viva, c’era solo un giardino incolto e colmo di erbacce. La giovane esitava, la paura cominciava a farsi sentire ma il pensiero del principe, le fece ritornare il coraggio. Camminando nel modo più leggero possibile e trattenendo quasi il respiro, si portò alle spalle della strega e con un gesto fulmineo, tolse l’anello dall’incavo delle mani ossute e grinzose e corse via come se avesse le ali ai piedi. La vecchia strega si svegliò di soprassalto e rendendosi conto di quanto era accaduto, cominciò ad urlare e si precipitò a rincorrerla con tutta l’energia che riuscì a trovare.  La giovane aveva un poco di vantaggio ma l’inseguitrice non si dava per vinta. Le gridava che rivoleva l’anello e anche, che appena l’avesse raggiunta l’avrebbe trasformata in una rana. Quando la vecchiaccia scorse la donna accanto al forno, le gridò di aiutarla a fermare quella ragazza, che correva avanti a lei ma la donna, rispose, che non avrebbe mai fatto del male alla sua benefattrice. La stessa risposta la ebbe anche dalla donna accanto al pozzo e così l’inseguimento continuò. Annika, aveva senz’altro la gioventù dalla sua parte ma ormai sentiva proprio il bisogno di fermarsi anche solo per pochi minuti. Prese allora il pezzo di sapone e lo gettò alle sue spalle e questo, immediatamente si trasformò in un’altissima montagna. La strega dovette superarla ma per risalirla e ridiscenderla ci mise molto tempo. Annika così poté riposarsi e fare un altro tratto di strada. Forse però se l’era presa troppo comodamente e all’improvviso sentì i passi della sua inseguitrice, farsi sempre più vicini. Ricominciò a correre ma le gambe diventavano pesanti e la forza mancava. Buttò allora il pettine fitto alle sue spalle e lo vide trasformarsi in un bosco talmente fitto e intricato, che la vecchia strega non riuscì ad attraversare e vi rimase prigioniera per sempre. La ragazza così poté ritornare alla lavanderia, dove la lavandaia amica e il principe l’attendevano e dopo averla rifocillata e preparato un piano, la mandarono dal re per consegnargli il preziosissimo anello. Il sovrano era talmente felice, che continuava ad abbracciarla, chiedendole che cosa desiderasse in cambio. Quando si sentì rispondere che voleva solo il capanno della lavanderia con tutto quello che aveva all’interno, cercò di farle cambiare idea. Le propose gioielli e ricchezze ma lei, rimase irremovibile. L’accompagnò allora al capanno, facendole notare lo scarsissimo valore sia dell’esterno che dell’interno. Aprì l’uscio e ribadì, che anche i mastelli valevano pochissimo e l’armadio aveva conosciuto momenti migliori. Nel dire ciò, lo aprì e rimase a bocca aperta, perché all’interno vi si era nascosto il principe. Il giovane spiegò al padre di quanto amasse la ragazza e dato che lui aveva ormai promesso, che il capanno e tutto quanto vi si fosse trovato all’interno sarebbe stato suo, era libero di sposarla. Il re non sapeva cosa dire ma la felicità dei due giovani era talmente grande e la bontà della ragazza così evidente, che dette subito l’ordine di preparare la cerimonia. I due innamorati corsero ad abbracciare la vecchia lavandaia, che era andata a sedersi accanto al torrente e la portarono al castello dove visse serena, insieme a loro, per molti e molti anni.

giovedì 7 novembre 2019


 

RICORDO DI VALCENINA

Leggenda

 

Scende lento e dolce, un ricordo nel pensiero.     

Dolce come il miele, spalmato sulla larga fetta di pane di “Furòn”.

Lo assaporavo lentamente, seduta nel prato colmo di myosotis,  dietro la vecchia casa di sassi dove, ho vissuto per otto anni.

Di fronte il castello a proteggermi.

Aspettavo scendesse il buio e giungesse lei, la Signora della notte .

Ero bimba e ancora non mi era dato sapere di, Soleste e Moroello.

Un’altra leggenda  però, mi era stata raccontata e riguardava proprio, la casa dove vivevo

. Si narrava, che in alcune notti di luna piena, un bianco cavallo, con lunga criniera, galoppasse intorno alla casa. Non so se fosse in attesa, che uscisse una fanciulla, per portarla lontano dal suo principe che l’attendeva o se venisse, solo per brucare lerba, alta e fresca.

Ascoltavo in silenzio, per sentire rumore di zoccoli in lontananza, mentre lo sguardo, si perdeva fra le stelle.

Non avrei voluto, essere portata lontano, avrei voluto solo, affondare le mani nella criniera e accarezzarlo.  Penso sia giusto lasciare, che i bambini, credano un poco alle favole.

Nel corso della vita, ho affondato mani nelle criniere e accarezzato cavalli in libertà, sui monti, ma la leggenda del cavallo bianco, rimane un

dolce ricordo.

Chissà quanti di voi, hanno una piccola leggenda, racchiusa nel cuore….

sabato 2 novembre 2019



Foto di Flavio Nespi   

RONDINI   

 

Sembrano tristi oggi i panni stesi

nel tiepido sole d’autunno.

Osservano rondini preparare rotta

barra avanti e via in formazione.

Lancia un corvo un gracchiante saluto

Incontreranno correnti per riposare ali e dormire.

guidate da ancestrale istinto.

Incontreranno navi andare in senso opposto.

Migranti che hanno lasciato i nidi

forse da bombe eguerra distrutti.

Forse da crudele schiavitù sfuggiti.

Non ci sarà ritorno in una primavera

in un incognito domani da incontrare.

Ma non siamo tutti un po’ migranti?

Difficile nascere e morire nello stesso luogo.

E a volte torniamo a cercare il vecchio nido

guidati da nostalgiche radici

 

martedì 1 ottobre 2019

SORRISO Mattino.... Rintocchi spargono l’Ave Maria A mezza voce salgono parole a chiedere aiuto alla Mamma lassù. Sulle labbra invento un sorriso un tocco di colore a fare contorno. Nella radio cerco note di allegria e la tristezza relego nel cuore. Stringo forte una mano amica Che mi guida nel buio degli occhi. Esco e rispondo a saluti incontrati. Ascolto domande mostrando il sereno. Scorrono ore e il giorno va a dormire Ripongo il sorriso che è stanco ormai e resto da sola nel silenzio col cuore. Sulle labbra un ultimo tocco non di colore ma di Ave Maria.

domenica 15 settembre 2019

SORGENTE Era nata lì, nella piccola casa accanto, zampillio di sorgente. Il mormorio, cullava i sogni. Il Gorgolio, era l’alba curiosa. S’abbeverava di rinnovata freschezza intrisa di incognite profonde. Scivolava nel continuo fluire il giovane pensiero errabondo. Non era confine la foce l’orizzonte, era in lontananza. Se ne è andata un giorno, creduto felice dove il rumore irrompeva nei sogni e l’alba si frangeva, contro cemento. Tornava a volte a dissetarsi per deporre fiori alla memoria ma la vita, non dava scelta. Sono passati anni, forse troppi e l’ultimo foglio, si è staccato. Si è librata leggera nell’aria alla ricerca, del luogo amato dove il zampillare era musica. Ha messo ali di farfalla e su fiore s’abbevera in una goccia di sorgente che come madre, in grembo, la culla.

lunedì 2 settembre 2019


  PICCOLA ORVIETO

 

Dolcemente sale la strada

e ad ogni curva

di nuovo e vario paesaggio

s’inebria il mio sguardo.

All’improvviso là sulla rupe

appari tu, Contile.

La felicità l’animo mio invade.

Quella felicità delle valli natie

dei luoghi d’infanzia.

Ma altra felicità, altra rupe

insieme si confondono.

E la mente ritorna

al lungo nastro d’asfalto

che corre verso la città eterna

e che io giovane sposa percorrevo.

La prima anelata notte

fu quella rupe che Orvieto

d’oro vestita ospitò.

Orvieto che in un complice

struggente abbraccio

accolse il mio trepido amore.

Ed ora anche tu mi accogli

e magico a me diventi.

Così nel segreto dei miei sogni

piccola Orvieto….

ti voglio chiamare.

Valentina Selene Medici

sabato 31 agosto 2019


 

 

 

 

 

 

Riflessioni di Balcenina

 

Settemvre

 

SPECCHIO

 

Cammina leggero il pensiero

sfiorando appena lontani ricordi.

 

Sono bimba felice ora

che corre col cane nel prato

nel meriggio di spighe e di fiori.

Lo sguardo all’infuocato tramonto

che degradando accende stelle.

 

Sono fanciulla serena ora

accolta dalla grande città

che offre arte e musei

con emozione che blocca il respiro.

Pedalando col gruppo di amiche

alla domenica per andare a ballare.

E quel tempo davanti allo specchio

scambiandoci trucchi e consigli

per la beltà di quella giovinezza

“che pur fugge tuttavia “.

 

Ora più non ricerco lo specchio

che nebbia fitta chiude lo sguardo.

Ora cerco bellezza nei cuori

e in parole dalla mente donate

che siano emozioni

a sguardi di un lontano futuro.

 

martedì 6 agosto 2019


 

 

3° Anniversario

DACCA

 

Ero figlio di un sogno, di un amore.

Crescevo sicuro,in un dolce grembo.

Mi cullava, il cuore della mamma.

Ogni battito era un “Ti amo”.

D’improvviso, è diventato lento. Si è spento.

Avevo tanto freddo e mi sono addormentato.

 

Ero in braccio alla mamma, ora e c’era luce.

Mi sembrava triste ma, mi stringeva forte

E questo mi bastava, mi dava sicurezza.

Non sapevo che la vita fosse questa

Molto diversa me la ero immaginata.

Ma, che ne può sapere un bimbo innocente

A cui, è stato impedito di nascere ?

 

 

Riflessioni di Valcenina 

 

La guerra mi sta raccontando

di troppi innocenti partiti

che  mai hanno fatto ritorno.

Non hanno occhi le bombe

non sanno, chi colpiscono al buio.

Quante madri senza respiro

e bambini a cui manca una gamba

piangono sull’ultima foto.

Innata violenza nell’uomo

assetato di grandi conquiste? 

E qualcuno nega la storia

che è scritta nei libri di scuola

Non esiste una guerra santa

anche se in nome di un Dio.

PACE, è una piccola breve parola

che si dice in un battito d’ali.

Dolce pronunciata dai bimbi

Che sorridendo, chiamano mamma. 

 

   

 

 

venerdì 2 agosto 2019


 

Riflessioni di Valcenina

 

Agosto

         

FRAMMENTI

  

    Raccolgo piangendo frammenti di ricordi

che ho spezzato litigando con la vita.

E lei a spiegarmi le sue ragioni

che dovrei e non voglio accettare.

Raccolgo piangendo frammenti di luce

di colori di occhi, di fiori, di prati.

di alberi, castelli e chiese lontano.

Cerco nella nebbia visi sbiaditi.

da riannodare con voci dimenticate.

Ricompongo a memoria strisce di arcobaleno

che anche se sbagliate illuminano la valle.

Metto a posto le stelle dell’Orsa Maggiore

che nella mia notte mi siano guida

nell’immaginaria via della fantasia.

La vita mi guarda e mi dona parole

forse in fondo, in fondo

comprende il mio dolore.

 

 

mercoledì 12 giugno 2019


Foto di Flavio Nespi

IL MULINO /Fermo il pensiero ad ascoltare /rumori dal tempo cancellati. /S'è ristretto l'alveo del torrente /e le macine sono statiche, inutilizzate. /Fermo il pensiero ad immaginare /lo scorrere dell'acqua fra le mole. /Il triturare dei biondi chicchi /fino allo scendere del bianco preludio /di profumate micche da sfornare. /Rammento ancora le grandi fette /da prendere con due mani a saziare /un giovanile, sano appetito. /Ma tutto è immoto /e fra sasso e sasso m'allontano. /D'improvviso un rumore alle mie spalle /mi volto in fretta, speranzosa /ma no, è solo il vento. /Una folata, che passa e se ne va…

 

venerdì 24 maggio 2019


Concorso Parma poesia

1° classificata ex aequo Sez. Dialetto.Premio dedicato al grande poeta parmigiano Fausto Bertozzi.

 

 

SEX APPEAL  (Dialetto di Bardi-PR-)

 

A Marietta a va a fa a so  passeggiata

 cumme tutte el matenne

dopu a se setta per ripusà

in donde gh'è el banchenne.

Gh'è di ommi che i parlena de vunna

che a truverà prestu marì

perché a gh'à du sex Avrì.

Du sex Avrì? D'impruvvisu l'illuminasion

a ghe fa capì a situasion.

Eccu perché de marì a ne n'à miga mai truvà

Sultantu perché le l'è nasì in Frevà.

Ma so mare a ne gh'à miga propriu pensà?

Certu puveretta ma a ne sava gnanca contà.

A se tegna dentru u so magòn

ma a vo parlà con qualchedon.

In giurnu a se confida con u dutù

cumme se u fisse in confessù.

U dutù ridendu u ghe fa a tradusion

da parola che a l'à mandà in confusion.

U ghe disa che u ne gh'à miga culpa

u poveru frevà

jen el so uricce che con l'età i van curà.

E per in marì?..Eh... a po sempre sperà

 

 

SEX APPEAL

Marietta va a fare la sua passeggiata

come tutte le mattine.

Dopo si siede per riposare.

dove ci sono le panchine.

Ci sono degli uomini che parlano di una

che troverà presto marito

perché ha del sex aprile.

Del sex aprile? D’improvviso l’illuminazione

le fa capire la situazione.

Ecco perché di marito non ne ha mai trovato

soltanto perché lei è nata in febbraio.

Ma sua madre non ci ha proprio pensato?

Certo poveretta, ma non sapeva neppure contare.

Si tiene dentro il suo magone

ma vuole parlare con qualcuno.

Un giorno si confida con il dottore

come se fosse un confessore.

Il dottore ridendo le fa la traduzione

della parola che l’ha mandata in confusione.

Gli dice che non ha colpa

il povero febbraio.

Sono le sue orecchie che con l’età vanno curate.

E per un marito?….. Eh… Può sempre sperare.