selenevalentina

giovedì 28 febbraio 2019


 

        MARZO

 

Nuvole bianche giocano nel cielo

mutando forme, come corpo di bimba

che giorno per giorno, diventa fanciulla.

Avrà nuvole soffici per tuffarcisi in sogno

e lasciarsi trasportare in un magico mondo.

Avrà nuvole nere, da una tempesta portate

che lasciano incertezze e grande fatica.

Ma fino quando al risveglio al mattino

avrà voglia di posare su un foglio un pensiero

nel rosa d’aurora, si scioglierà, il buio.

sabato 16 febbraio 2019


      

Foto di Luisa Coffrini

VIOLE

 

E’ notte…. anche qui in città

una notte di un'altra Primavera.

Il sole già da molto ha salutato

allungando un ultimo raggio,

i capini, sotto l’ala addormentati

fra parabole e antenne.

Mi abbandono al torpore

e d’improvviso mi ritrovo

a percorrere sentieri conosciuti

su monti ombrosi e profumati.

Immergo le mani

nell’acqua fresca del ruscello

facendo fuggiresvelti pesciolini.

Farfalle bianche e azzurre

volano intorno mentre ammiro

macchie gialle di primule

che trapuntano il sottobosco.

Mi chino a cercare viole

nascoste sotto foglie verdi

per sfiorare con le dita

petali vellutati.

 

S’accende la radiosveglia….

il mattino è già tornato

e un lieve profumo

mi invita a uscire dal torpore.

Mi siedo sul letto

guardando pensierosa,

viole vellutate

sparse sul mio cuscino.


Foto di Flavio Nespi

 

SENTIERO

 

Me lo ricordo sai, quel sentiero

dove la salita ho cominciato

senza nessuno al fianco

che per mano mi tenesse.

Lo sguardo spinto intorno

nel mio breve orizzonte

per imprimere cose, da conservare.

Per imprevisti sassi, sono caduta

trovando la forza per rialzarmi.

A volte giacevo, troppo ferita

la mente vuota, senza illusioni.

Avrei voluto allora

che la polvere mi ricoprisse

per più non dovere

aggiungere altri passi.

Poi, forse una voce, un fiore, il vento

ripuliva la mente e mi tiravo su.

Se l'orizzonte, più breve diveniva

la fantasia, spingevo lontano.

Sembrava s'aprisse ampia

allora la mia mente

appagando di nuovo, il mio oltre.

Non so, quanti e quali sassi, incontrerò.

Non so se cadrò o se ritrovate forze

passo dopo passo, mi sosterranno.

Se non avrò mani, dove aggrapparmi

una con l'altra, le mie stringerò


fino a quando, il già scritto, durerà.

E ora amo il mio sentiero

Che sa portarmi lontano….

venerdì 15 febbraio 2019


 

 

 NON HO PAURA

 

Stringimi la mano, così non ho paura.

Portami nel mondo che ora più non vedo.

Parlami del sole che sento mi riscalda

parlami dell’erba che soffice mi accoglie.

Fammi toccare un fiore per sentirne il profumo

non per staccare petali di bianche margherite.

Non mi servono conferme se mi sei vicino.

Raccontami i colori che ho nei ricordi dentro.

 Il nero della notte e il giallo delle stelle.

Il bianco della neve e il rosso di una palla.

L’azzurro del cielo disteso sopra i monti

e l’arcobaleno che illumina la valle.

Fammi scorrere calda rena fra le dita

E donami una conchiglia portata dalla risacca.

Ascolta con me il dolce ritmo della pioggia

che cade su foglie nuove di questa primavera.

Calma i miei timori se nella notte fonda

Il gemere del vento fa sbattere imposte aperte.

Condividi le parole nate dalla mia mente

Che siano conservate anche nell’avvenire.

Voglio riscoprire il mondo con i tuoi commenti.

Io non ho paura se mi stringi tu la mano.

 

Valentina Selene Medici

 

giovedì 7 febbraio 2019


RIFLESSIONI DI VALCENINA

 

Foto di Flavio Nespi

 

FEBBRAIO

 

Guardava la bambina, scendere fiocchi

nel lontano Febbraio del ‘56.

Novità non era certamente la neve

ma in quell’inverno, era tanta davvero.

Aspettava il trattore che aprisse un varco

per raggiungere a scuola, maestra e compagni.

Nessun timore per i chilometri a piedi

e affondare nel bianco, diventava un gioco.

Sono ora cambiati, tempo e luogo

e nelle città, non è da tutti amata la neve

ma guardando scendere fiocchi dal cielo

ripensa a un lontano Febbraio del ’56.

 

 

 

domenica 3 febbraio 2019


RIFLESSIONI DI VALCENINA

 

Foto di Flavio Nespi

 

FEBBRAIO

 

Guardava la bambina, scendere fiocchi

nel lontano Febbraio del ‘56.

Novità non era certamente la neve

ma in quell’inverno, era tanta davvero.

Aspettava il trattore che aprisse un varco

per raggiungere a scuola, maestra e compagni.

Nessun timore per i chilometri a piedi

e affondare nel bianco, diventava un gioco.

Sono ora cambiati, tempo e luogo

e nelle città, non è da tutti amata la neve

ma guardando scendere fiocchi dal cielo

ripensa a un lontano Febbraio del ’56.