selenevalentina

sabato 29 febbraio 2020


   

 

 

PRIMO VERIS

 

Mi guida stanotte dal cielo profondo

Selene gioiello lucente e vagante.

Come granello su granello che spiaggia diventa

parole e parole diventano addio.

E’ amica del cuore che parte migrante

Per un dove che dentro porta timore.

Ma avrà braccia di padre a stringerla amorose

e casa accogliente a riunire famiglia.

E tu bambina spaventata sopra un barcone

che speri di trovare un luogo sicuro

dove crescere senza guerra e miseria

avrai braccia accoglienti su terra amica

o braccia violente per ferite profonde?

Sarà amico il mare o per forte maroso

avrai stelle marine a coprirti come fiori?

Anche Paolo prigioniero dall’animo santo

a Malta naufrago con i marinai

con gentilezza fu accolto e curato.

Allora che trovi anche tu gentilezza

In questa Primo Veris che nasce

bambina spaventata sopra un barcone. 

   

 

martedì 25 febbraio 2020


 

 

IO CAPITANO…è il titolo di un mio pensiero, che parla della mia vita passata e presente e da il titolo a questa piccola raccolta. Anche questa pubblicazione come le mie precedenti,andrà a favore dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Via Bixio 47/a – Parma, dove sono iscritta dal 1982 essendo nonvedente. In alcune poesie, mi lascio trasportare dalla fantasia, in altre parlo della realtà, di sogni desideri e speranze. In ognuna però, cerco di mettere una nota di positività e di voglia di vivere un futuro, tutto da scoprire.

Mi potete trovare anche in FB e nel mio Blog L’Emozione del tempo.

 Grazie a chi vorrà contribuire a questa mia iniziativa benefica.

 

Valentina Selene Medici….

 

 





giovedì 20 febbraio 2020


 

 

U NEVUDEN

 

-U rida con j angeli- A disiva a nonna.

E a la cuvava con u pensieru cul nevuden

dai cavì rissi e neigri e j oci

pussè azurri de in cielu a primaveira.

-U rida con j angeli-

A l'à lavà, vestì. Curà a gh’à insignà a parlà

che i zuveni i gh'avena da lavurà.

L'era dura a vitta in montagna

e i se contentavena

de cullu che dava a poca campagna.

U ghe n'ava adré in te l'ortu

u fava el curse in tu curtile adré al galenne

e u s'incantava a vardà u vuru del rondanenne.

U l'à vista vignì vecia a so cara nonna

e u ghe vuriva sempre pussè ben.

Quande da grande l'è anà in città per lavurà

u turnava spessu e u l'anava a truvà.

Dopu in giurnu u l'à truvà in tu lettu

tranquilla e pronta per anà avanti.

U gh'à tegnì stretta a man, u l'à basà

sensa fase incorse che l'era disperà.

Quande l'à serà j oci l'è restà suridente

-A rida con j angeli-

L'era u pensieru che u nevudu u gh'ava in ta mente.

 

 

IL NIPOTINO

 

- Ride con gli angeli. –Diceva la nonna

e lo covava con il pensiero quel nipotino

dai capelli ricci e neri e gli occhi

più azzurri di un cielo di primavera.

- Ride con gli angeli.-

Lo ha lavato, vestito, curato

gli ha insegnato a parlare

che i giovani avevano da lavorare.

Era dura la vita in montagna

e si accontentavano di quello che dava

quella poca campagna.

Le andava dietro nell’orto

correva nel cortile

con le galline e s’incantava

a guardare il volo delle rondinelle.

L’a vista diventare vecchi quella cara nonna

e le voleva sempre più bene.

Quando da grande è andato in città

per lavorare,tornava spesso

per starle vicino.

Dopo un giorno, l’à trovata

nel letto, tranquilla e pronta

per “ andare avanti.”’’

Le ha tenuto stretta la mano

senza farsi accorgere

del suo cuore infranto.

Quando ha chiuso gli occhi

è rimasta sorridente.

- Ride con gli angeli.-

Ha pensato il nipote in quel momento.

venerdì 14 febbraio 2020


HAIKU  2

 

 

Respira lieve

luna, per non destare

le discordanze.

 

 

Rossi bargigli

di chicchirichì fanno

lieti cortili

 

 

Fare tuffi di

ricordanze ti fanno

bene al cuore.

 

 

Eppure eri

solo ieri, mamma e

è già passato.

 

 

Sigilleranno

ciglia, sogni da menti

desiderati.

 

 

Bambolina di

pezza , custode di

tempo passato.

 

 

Finch’è io resto

accanto alla culla

dolce è vegliare.

 

 

Passi felpati

di un saio consunto

nel monastero.

 

 

Salmodiar lodi

a voce alta nella

fresca penombra.

 

 

 

 

 

 

 

 

cinge il cielo

come sciarpa di seta

l’arcobaleno.

 

 

Muover leggero

di pecore nel prato

come nuvole.

 

 

Sento la sera

stormire di foglie secche.

Ed è Autunno.

 

 

Frangere d’onde

contro succubi scogli.

Lenta risacca.

 

 

Langue il sole

dietro nuvole scure.

Giunge la notte.

 

 

Languono fiori

nei prati essiccati.

Vite spezzate.

 

 

Amica cara

scorrono parallele

le nostre vite.

 

 

M’incontro con Dio

nella pace silente

della chiesetta.

 

 

L’inverno preme

ricamando con trine

rami spogliati.

 

 

Lacrima cielo

su bianchi cimiteri

pioggia d’amore.

 

 

 

Tra verdi foglie

s’intravedono nidi

colmi di vita.

 

 

Gorgheggiar lieto

di gialli canarini

dietro le sbarre.

 

 

Attraverso le

parole scopre il mondo

il nonvedente.

 

 

Imposte chiuse

d’abbandonate case

lava la pioggia.

 

 

Rose di Siria

profumano giardini

di bianche case.

 

 

Salir di bruma

fra contorti ulivi.

Terre liguri.

 

 

Pregano bimbi.

Cuore innocenti e

anime pure.

 

 

Sta il pescator

su scogli a fissar chi

gli fu amico.

 

 

Morir di fame.

Ed ora sprecati cibi

nei cassonetti.

 

 

 

martedì 11 febbraio 2020


Stamattina c’era la luna appoggiata sul tetto di fronte e ho percepito il tuo abbraccio

 

   A MIO PADRE

 

C’era ancora mio padre allora…..

 

Punto fermo, sicuro del mio presente

memoria d’archivio del mio passato.

Poi d’improvviso quel bianco letto

e la luna ferma

davanti alla finestra aperta.

Così ho capito

che l’attimo era giunto.

Ti ho accompagnato

tenendoti per la mano

e ti ho salutato all’alba

con un bacio e un ciao.

Ed ora quando la luna

ritorna alla finestra

guardo su e trepida aspetto

quell’alito lieve

leggera carezza

che il viso mi sfiora.

Poi chiudo gli occhi

e in silenzio ti saluto.

Ciao papà, sei stato un gran papà.

 

giovedì 6 febbraio 2020



        LA QUERCIA

 

Quando il mio tempo verrà

quercia rinascerei.

All’aria pura su di un monte

in un forte abbraccio

l’amata terra stringerei.

Scoiattoli ed uccello

mi farebbero compagnia

e del mondo le novità

il vento mi porterebbe.

Avrei neve, sole, pioggia

lunghi sonni e dolci risvegli.

Darei ombra e sicurezza

per mille e forse più anni.

Questo vorrei che fosse

quando il mio tempo verrà.

domenica 2 febbraio 2020


A BALERENNA

 

J anavena a fa a ligna in te Sen

a me mamma e u me papà.

Da non fiurenne i se favena compagnà

e gh'avenu a sabbia e l'acqua per zugà.

Primma di Bei gh'era ina capelenna

 e purtavenu i fiuri alla Madunenna.

A mezugiurnu suttu a in'ombra

se setavenu a mangià.

U pan de Furòn l'era ina bontà

e u me papà u crompava u furmaggiu

nustran fattu in cà.

In bruttu giurnu che n'ò miga mai scurdà

ina vacca che l'era in giru a pasculà

ina me scarpenna a m’à rusià.

Con el me lacrime ho ingrussà u turrente

ma urmai ne se pudiva miga faghe gnente.

Con culle scarpenne pudiva sta in simma alla ponta di pé

e cumme ina balerenna fa arabesque e plié.

In negosiu, Fontana l'à dittu che cullu mudellu l'era finì

cuséi anca u me desideriu l'è svanì.

Doppu tanti anni unestamente possu di

che in simma a in palcuscenicu

saresse troppu picénna per fa a balerenna.

Alura u Signure u ma dattu in pò de parlantenna.

 

 

LA BALLERINA

 

Andavano a fare la legna in Ceno

la mia mamma e il mio papà.

da noi bambine si facevano accompagnare

e avevamo l’acqua e la sabbia per giocare.

Prima dei Belli c’era una cappellina

e portavamo i fiori alla Madonnina.

A mezzogiorno sotto a un’ombra

ci fermavamo a mangiare

e il pane di Furòn era una bontà

Il mio papà comperava il formaggio

nostrano fatto in casa.

Un brutto giorno che non ho mai dimenticato

una mucca che era in giro a pascolare

una mia scarpina mi ha rosicchiato.

Con le lacrime il torrente ho ingrossato

ma ormai non ci si poteva fare niente.

Con quelle scarpine potevo stare sulla punta dei piedi

e come una ballerina fare arabesque e plié.

In negozio Fontana ha detto che quel modello era finito

e così anche il mio sogno è svanito.

Dopo tanti anni onestamente posso dire

che su un palcoscenico

sarei troppo piccola per fare la ballerina.

Allora il Signore mi ha dato un po’ di parlantina…

sabato 1 febbraio 2020


 

    31 DICEMBRE 2004

 

sono soltanto un vecchio

in una Casa di Riposo.

Ho i capelli bianchi

mi tremano le mani

e il cuore mi fa capire

che ormai è molto stanco.

Ho bisogno di tutto

ma qui non me lo fanno pesare.

S’avvicina la mezzanotte

e dovrei essere felice.

S’avvicina la mezzanotte

un altro anno finisce.

Abbiamo già brindato

con volontari e operatori

abbiamo già brindato

col panettone e un goccio di vino.

Sono nel letto con le sponde alzate

e chiudo gli occhi nella luce blu.

Ma cominciano già gli spari

mortaretti, bombe e fuochi d’artificio

che ogni anno diventano

sempre più potenti.

Tremano i vetri insieme

al mio cuore stanco

e ad altri spari allora

la memoria lenta si sovrappone.

Mi rivedo al buio, nella trincea gelata

ad ascoltare i gemiti

degli amici ormai morenti

e penso a paesi lontani

che il mare ha sovrastato.

Non voglio fare polemiche

e poi non sarei ascoltato.

Capisco canti, musica e balli

brindisi, abbracci e scambi di doni

perché diventano simbolo

di pace e di allegria…..

Ma gli spari nella mia mente

portano solo malinconia.

 

 

5 Febbraio 2011

       (A Gio) 

 

Hai visto albeggiare dietro ai monti

dai finestrini di un pulman

sull'autostrada verso Parma.

Non un viaggio di piacere

ma di commiato a una persona

che importante fu nella tua vita.

Col pensiero raccogli nel tuo cuore

i volti di persone che più non vedi

E leggera malinconia ti pervade.

Ma l’alba è luce di vita che si riaccende

Hai ancora persone d’amare nel tuo presente.

E l’alba è anche speranza

che nella Sua Luce, gli altri volti

già stanno vivendo l’eternità.