Disegno di Flavio Nespi
VIANDANTE
Vedere passare qualche viandante, era quasi la normalità, in
quel tempo. Lo vedevamo arrivare in fondo alla strada. Tabarro sdrucito e passo
lento. Non chiedeva mai, di entrare in casa. Consapevole , dei saltellanti
ospiti, che coabitavano nei suoi vestiti.
Si sedeva fuori, chiedendo, la carità di un pezzo di pane. Sorrideva di
fronte alla grossa scodella, con zuppa di pane e latte, che mia madre porgeva,
svuotandola in pochi minuti e sorseggiava il bicchiere di vino. Raccontava il
suo migrare…. Le storie erano quasi sempre somiglianti…. Noi bambine, a debita
distanza, ascoltavamo abbeverandoci avidamente di parole. Ascoltavamo nomi di
paesi e città mai uditi, chiedendoci, se anche noi, un giorno, saremmo potute
andare oltre i monti, che circondavano la valle. Chissà, quali meraviglie si
trovavano,al di fuori, dei pochi chilometri, che racchiudevano il nostro
orizzonte. Parlavano di ferite di guerra, di miseria e di figli, migrati
lontano, in cerca di lavoro. Ognuno aveva una meta da raggiungere. Il nome, che
sentivamo maggiormente, era Genova. Parlavano del mare e di grandi navi, in
partenza per l’America. Questo nome, non
ci era sconosciuto. Sapevamo di molti compaesani, che vi erano andati a vivere
e mandavano a casa, qualche dollaro, ai genitori. Accettava benedicendo, il
sacchetto, dato da mia madre, con un pezzo di pane e, un po’ di formaggio e un
paio di uova sode. Guardava verso noi bambine, chiedendoci i nostri nomi.
Alcuni dicevano, di avere nipoti e che presto, con l’aiuto di Dio, li avrebbero
raggiunti. Seguivamo, il passo lento che si allontanava, fino a quando spariva
oltre la curva. Il pensiero però, lo seguiva
in quel misterioso andare e i nostri sogni, si riempivano, di grandi
palazzi, di navi bianche e di mare, con onde alte e pericolose. Nessuno di
loro, era mai passato una seconda volta. Restava solo il ricordo.
Nessun commento:
Posta un commento