selenevalentina

domenica 26 giugno 2011

26 giugno giornata internazionale contro la droga.

UNA STORIA DA RACCONTARE

Ognuno ha una storia da raccontare.
Anche la giovane donna
seduta su quattro ruote
da guidare senza patente.
Eppure quel giorno era primavera,
quando felice pedalava
con abiti intrisi d’allegria.
Sfoggiavano foglie tenere e lucenti
gli alberi in fila nel viale.
Incrociavano voli le rondini
in un cielo così terso,
quasi raro a vedersi.
Ma certo tutto questo non bastava
a chi cercava felicità effimera,
in distruttiva polvere bianca.
Un piede premuto a fondo
e il pensiero rimasto forse inconscio
anche nell’attimo mortale.
E Lei, con i suoi sogni spezzati,
ha trovato la forza
di pregare anche per lui.
E per sé chiede di poter avere
ancora altre primavere….
Nonostante tutto.

Acqua

Acqua, che scende su mani /affaccendate da mattino a sera. /Non importa se giovani o vecchie. /Non importa se ruvide o lisce. /non importa se in tenui ricami /o in pesanti lavori affacendate. Sono sempre mani di donna /sanno dare carezze e conforto. /Mani mamma, mani moglie, mani amiche /sono sempre mani da amare. /E ogni tanto meritano un fiore?

Fiori rossi

Colore d'amore. /Se lo sguardo oltre si perde /su montagne svettanti /un pensiero profondo t'invade /sul mistero del grande universo. /Ma l'amore mai va sprecato /quello bello, sincero va al vento affidato. /Sarà lui messaggero /sui fiori, sui monti, su nubi. /Sarà lui a colmare i cuori /d chi sa perdersi /dentro una foto.

LUCCIOLA

Dimmi tu piccola lucciola
dove vai quando il tempo è finito
e i piccoli chicchi riposano già
nel buio granaio?
Non voglio pensare per te
ad una fuggevole, effimera vita.
Voglio pensare che fata LUCINA
ti porti con se nel grande mondo
a rincorrere le bionde stagioni..
Voglio pensare che tu possa ancora
illuminare le spighe rigonfie
che curvandosi dolcemente
accarezzano papaveri e fiordalisi
danzando con loro nel vento
in un suggestivo incontro d’amore.

mercoledì 15 giugno 2011

DANZA di Valentina Selene Medici - voce recitante Anita Romano, musiche Stefano Ianne, animazione Flavio Nespi

IN PARADISO

Ho freddo, tanto freddo.
Dove sono? Che sta succedendo?
Ero al caldo prima e un battito regolare
mi faceva compagnia.
Ma ora non lo sento più. E’ buio.
Sono viva lo so, ma è questa la vita?
Ho gridato e gridato ancora, ma nessuno
mi ha ascoltata. Perché non mi hanno voluto?
Eppure io lo so, bastava poco
e una mamma l’avrei trovata
che mi stringesse sul suo seno.
Ho freddo…… ho tanto freddo, la voce mi va via.
Ma tu chi sei? Sei bello e luminoso.
Che stai facendo? Mi prendi fra le braccia!
C’è luce qui e non ho più freddo. Ma dove siamo?-
-Tranquilla piccolina, siamo in paradiso
qui, non ci sono i cassonetti.-

mercoledì 8 giugno 2011

Grande evento alla Rocca di Noceto









AL MIO MONTE PREFERITO il Barigazzo


A pochi metri dalla vetta
 là dove lo sguardo
 subitamente è attratto
 dalla grande croce di ferro.
 Là dove la verde moquètte
 confina con la chiara terra
 là vorrei vivere la mia eternità.
Con la sicura consapevolezza
 di essere, un giorno, di nuovo
 negli steli ondeggianti
 nelle timide, vellutate viole
 nelle tenere, solari primule
 nelle lucenti, spinose carline.
 Là, solo là, avrei la certezza
 della felicità infinita. 

TRENTA GRAM ‘D RIZ

Jer sìra gh’è vansè
‘na méza tgàma ‘d riz.-
La m’dis ‘na sjòra tutta elegànta
intant ch’la butta un sachètt
in t la bòcca vèrta d’un casonètt.
-I ragàs i n gh’èven miga fàmma
j èven magnè fora, pìssa,
patatén’ni e dal zlè con la pàna.-
D’improviz un ricord davànt a j oc
e vedd ‘na vcén’na tutta péla e os.
L’incontrèva dal droghér cuand
da putén’na andèva a fèr la spéza
con me mèdra ala matén’na.
Con ‘na bocén’na èlta mén che ‘na spàna
la tolèva al petròli par la lantèrna
pr’un po’ ‘d lùza,
cuand fora gh’era la galavèrna.
Un méz bocén d’oli e trenta gràmm ‘d riz.
La contèva al monedén’ni pjanén, pjanén
e sospirand la guardèva in t al borsén.
La guéra l’era fnida da socuant an
mo la génta l’era ancorra adrè
a paghèr i dann.
Un gosén d’oli e trenta grànm ‘d riz
e la dzèva che par la sén’na
la gh’n’èva bastansa. E adésa
gh’è i casonètt che i s’limpisson la pànsa.