selenevalentina

venerdì 20 novembre 2015



RIFLESSIONE DI UNA MACINA


Quanti e quanti chicchi ho macinato, Quando ancora giovane e robusta, lavoravo in quel mulino. La spinta forte dell’acqua, mi faceva girare, mentre mi raccontava del suo percorso. Di quanto aveva camminato, fra sassi e balzi, in un letto che piano s’allargava. Mi raccontava di case sparse , di suono di campane, di donne inginocchiate a lavare panni. Di bimbi che giocavano e di pescatori in attesa. Giravo io, schiacciando semi, portati da contadini. Ricordo le attese per riempire un sacco di bianca farina. Quella che donne, sapevano trasformare in grosse micche di pane. Quel pane, prima benedetto e poi tagliato a larghe fette, attese da grandi e piccini. Passavano le stagioni. Cambiavano le persone. Anziani, che più non vedevo e giovani, che curiosi osservavano, quel mio instancabile girare. Poi un giorno d’improvviso, lacqua si è fermata, bloccando il mio girare. Non capivo che stesse succedendo. Sentivo discorsi strani. Di mulini grandi, che non usavano acqua. Di silos per contenere chicchi. Di macchine che impastavano, senza che le donne faticassero. Un giorno, dal grande portone, sono entrati uomini sconosciuti. Mi hanno messo fasce e un lungo collo di ferro mi ha sollevato e posto sopra uno strano carro che faceva rumore. E’ stato lungo il viaggio e si è fermato qui, in questo luogo sconosciuto. C’è un parco grande e molto bello. Ci sono ombrosi alberi. Cè gente che cammina avanti e indietro. C’è il dolce suono di una campana ma, non c’è un mulino. Ho compreso dai discorsi, che ero, con le mie sorelle e altri amici, nel parco di una Casa di Riposo. Ci sono panchine per gli anziani ospiti. E c’era un prato per me. Mi sono sentita inutile e vecchia. Che ci facevo qui? Dove erano i miei chicchi? Perché l’acqua più non mi parlava? Avrei voluto piangere ma, lo può fare una vecchia macina? Un giorno ho cominciato ad ascoltare i discorsi intorno a me. Parlavano di tempi antichi. Di ricordi di mulini. Di grano biondo e pane profumato, della loro gioventù. Se sapevano di me, allora non mi sentivo sola. Se avevano i miei stessi ricordi, potevo stare bene qui. Pensionata, fra pensionati. Lascio, che la pioggia mi lavi, che il sole mi riscaldi, che i racconti intorno, e voci di poesia, accompagnino, il mio riposo.   

 

giovedì 19 novembre 2015



 

RIFLESSIONE DI UNA PANCHINA

 

Ma sì dai! Cosa vuoi che sia! dopo tutto è solo una panchina.

Eh no! Basta! Non tollero più questa frase.

E' vero, sono solo una panchina ma,mi permetto di parlare, a nome di tutte le altre panchine. Vi siete mai chiesti, quante siamo nel mondo? E in quanti contesti differenti siamo state poste? Siamo di diversi colori e materiali. Pietra, ferro, legno, plastica, forgiate in tanti modelli diversi. A quante persone abbiamo donato riposo? Di quanti mendicanti, siamo state letto?Abbiamo sentito, nascere e morire amori. Ascoltato pianti, o confidenze. Percepito la solitudine di anziani soli e per fortuna, anche risate di bimbi. Attraversiamo il tempo, come voi. Restiamo sotto il sole cocente. Aspettiamo che la pioggia ci lavi. Ci ricoprono foglie in autunno e neve in inverno ma, restiamo sempre lì, aspettando, che qualcuno, venga a tenerci compagnia. Siamo state colpite, scarabocchiate, sfregiate e sopportiamo sempre ogni cosa. Ma voi, siete sicuri,

che questo, non ci faccia male? In fondo cosa chiediamo? La vostra compagnia e il rispetto. Vi sembra troppo?.