Foto di
Flavio Nespi
ANNIKA
Di Valentina Selene Medici
Non
conosco l'autore della storia, che sto per scrivere su questi fogli. Forse sarà
uno scrittore famoso o forse sarà solo una delle tante leggende tramandate nei
tempi. Non so neppure se è la versione corretta, forse la mia fantasia l'ha
modificata ma, molti anni sono trascorsi, da quando mio padre la narrava e
rinarrava a me e a mia sorella nelle sere d'inverno bardigiano...
In un
tempo molto lontano, viveva una ragazza di nome Annika. Aveva lunghissimi
capelli biondi, che teneva sulle spalle in due morbide trecce ed erano così
brillanti da sembrare due raggi di sole. Gli occhi erano di un blu notte,
talmente profondo che chi li guardava, si stupiva di non vederci splendere le
stelle. Era buona e generosa e per aiutare la famiglia di poveri
contadini, era andata a fare la lavandaia presso il castello del re, che
governava quel paese. Il castello era circondato da un immenso parco,
attraversato da un torrentello allegro e svelto. Proprio nei pressi del
torrente c'era un capanno, che fungeva da lavanderia, con grandi mastelli,
dove venivano messi in ammollo i panni, e in seguito risciacquati nelle acque
correnti. All'interno del capanno c'era anche un armadio, per riporre le
spazzole e i pezzi di sapone. Annika aiutava nel lavoro un’anziana donna, che
da molti anni era al servizio del re e che la trattava come una nonna, dandole
consigli e insegnandole molte cose. Nei pressi della lavanderia capitava spesso
il giovane principe, figlio del re. Fin dalla prima volta che aveva visto la
ragazza, era rimasto incantato dalla sua bellezza, sia fisica che d'animo e bem
presto questo sentimento si era trasformato in amore. Anche Annika provava gli
stessi sentimenti ma sapeva benissimo che il suo sarebbe rimasto solo un sogno.
Proprio in quei giorni, una vecchia strega malvagia era riuscita a rubare al
re, il suo più prezioso anello e lo teneva sempre stretto fra le mani, nascosta
nella sua catapecchia. Il re aveva mandato messaggeri in ogni angolo del regno,
dicendo che chiunque fosse riuscito a recuperare l'anello avrebbe visto
esaudire ogni desiderio. In molti avevano tentato ma, la vecchia strega li
aveva sempre beffati e fatti fuggire spaventati a morte. Un giorno, mentre
l'anziana lavandaia, che e era anche un poco, fata, osservava i due
giovani, che stavano parlando, cominciò ad elaborare un piano e lo spiegò loro.
Disse che se Annika avesse seguito i suoi consigli sarebbe riuscita a riportare
l'anello al re e in seguito, con uno stratagemma, avrebbero anche potuto
coronare il loro sogno d'amore. Così Annika armata di una scopa, di un pezzo di
corda di un pezzo di sapone e di un pettine fitto, partì con un poco di paura
ma anche tanta determinazione. Camminava e camminava seguendo i consigli, che
le erano stati dati e ad un certo punto scorse in lontananza una ragazza
accanto ad un pozzo. Giunta vicino si accorse, che per prendere l’acqua la
ragazza, legava il secchio ad una delle sue lunghissime trecce ma, quando
doveva farlo risalire piangeva per la sofferenza, che il peso le procurava.
Annika stupita, chiese perché per quel lavoro non usasse una corda ma si sentì
rispondere che la sua povertà non le permetteva di acquistarla. Annika senza
indugio le regalò quella che aveva portato con se e si allontanò seguita da
infiniti ringraziamenti. Dopo un altro lungo tratto di strada si trovò accanto
ad un forno, dove una donna per spostare la brace per introdurre il pane, usava
le mani, procurandosi dolorosissime ustioni. Chiese perché non usasse una scopa
e anche questa volta si sentì rispondere che la povertà, impediva la spesa.
Annika allora le donò quella che aveva con se e ancora una volta si allontanò
seguita da sinceri ringraziamenti. Dopo un altro lunghissimo tratto di strada,
giunse nei pressi della catapecchia della perfida strega. In punta di piedi e
usando ogni precauzione, si avvicinò e vide che la ladra si era addormentata su
di una sedia a dondolo e che nel sonno le mani si erano aperte quel tanto da
lasciare scorgere l’anello del re, che brillava con tutto il suo splendore.
Intorno non si scorgeva anima viva, c’era solo un giardino incolto e colmo di
erbacce. La giovane esitava, la paura cominciava a farsi sentire ma il pensiero
del principe, le fece ritornare il coraggio. Camminando nel modo più leggero
possibile e trattenendo quasi il respiro, si portò alle spalle della strega e
con un gesto fulmineo, tolse l’anello dall’incavo delle mani ossute e grinzose
e corse via come se avesse le ali ai piedi. La vecchia strega si svegliò di
soprassalto e rendendosi conto di quanto era accaduto, cominciò ad urlare e si
precipitò a rincorrerla con tutta l’energia che riuscì a trovare. La giovane aveva un poco di vantaggio ma
l’inseguitrice non si dava per vinta. Le gridava che rivoleva l’anello e anche,
che appena l’avesse raggiunta l’avrebbe trasformata in una rana. Quando la
vecchiaccia scorse la donna accanto al forno, le gridò di aiutarla a fermare
quella ragazza, che correva avanti a lei ma la donna, rispose, che non avrebbe
mai fatto del male alla sua benefattrice. La stessa risposta la ebbe anche
dalla donna accanto al pozzo e così l’inseguimento continuò. Annika, aveva
senz’altro la gioventù dalla sua parte ma ormai sentiva proprio il bisogno di
fermarsi anche solo per pochi minuti. Prese allora il pezzo di sapone e lo
gettò alle sue spalle e questo, immediatamente si trasformò in un’altissima
montagna. La strega dovette superarla ma per risalirla e ridiscenderla ci mise
molto tempo. Annika così poté riposarsi e fare un altro tratto di strada. Forse
però se l’era presa troppo comodamente e all’improvviso sentì i passi della sua
inseguitrice, farsi sempre più vicini. Ricominciò a correre ma le gambe
diventavano pesanti e la forza mancava. Buttò allora il pettine fitto alle sue
spalle e lo vide trasformarsi in un bosco talmente fitto e intricato, che la
vecchia strega non riuscì ad attraversare e vi rimase prigioniera per sempre.
La ragazza così poté ritornare alla lavanderia, dove la lavandaia amica e il
principe l’attendevano e dopo averla rifocillata e preparato un piano, la
mandarono dal re per consegnargli il preziosissimo anello. Il sovrano era
talmente felice, che continuava ad abbracciarla, chiedendole che cosa
desiderasse in cambio. Quando si sentì rispondere che voleva solo il capanno
della lavanderia con tutto quello che aveva all’interno, cercò di farle
cambiare idea. Le propose gioielli e ricchezze ma lei, rimase irremovibile. L’accompagnò
allora al capanno, facendole notare lo scarsissimo valore sia dell’esterno che
dell’interno. Aprì l’uscio e ribadì, che anche i mastelli valevano pochissimo e
l’armadio aveva conosciuto momenti migliori. Nel dire ciò, lo aprì e rimase a bocca
aperta, perché all’interno vi si era nascosto il principe. Il giovane spiegò al
padre di quanto amasse la ragazza e dato che lui aveva ormai promesso, che il
capanno e tutto quanto vi si fosse trovato all’interno sarebbe stato suo, era
libero di sposarla. Il re non sapeva cosa dire ma la felicità dei due giovani
era talmente grande e la bontà della ragazza così evidente, che dette subito
l’ordine di preparare la cerimonia. I due innamorati corsero ad abbracciare la
vecchia lavandaia, che era andata a sedersi accanto al torrente e la portarono
al castello dove visse serena, insieme a loro, per molti e molti anni.
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