selenevalentina

domenica 1 dicembre 2019


Foto di Flavio Nespi

 

ANNIKA

 

Di Valentina Selene Medici 

 

Non conosco l'autore della storia, che sto per scrivere su questi fogli. Forse sarà uno scrittore famoso o forse sarà solo una delle tante leggende tramandate nei tempi. Non so neppure se è la versione corretta, forse la mia fantasia l'ha modificata ma, molti anni sono trascorsi, da quando mio padre la narrava e rinarrava a me e a mia sorella nelle sere d'inverno bardigiano...

In un tempo molto lontano, viveva una ragazza di nome Annika. Aveva lunghissimi capelli biondi, che teneva sulle spalle in due morbide trecce ed erano così brillanti da sembrare due raggi di sole. Gli occhi erano di un blu notte, talmente profondo che chi li guardava, si stupiva di non vederci splendere le stelle. Era buona e generosa e per aiutare la famiglia di poveri contadini, era andata a fare la lavandaia presso il castello del re, che governava quel paese. Il castello era circondato da un immenso parco, attraversato da un torrentello allegro e svelto. Proprio nei pressi del torrente c'era un capanno, che fungeva da lavanderia, con grandi mastelli, dove venivano messi in ammollo i panni, e in seguito risciacquati nelle acque correnti.  All'interno del capanno c'era anche un armadio, per riporre le spazzole e i pezzi di sapone. Annika aiutava nel lavoro un’anziana donna, che da molti anni era al servizio del re e che la trattava come una nonna, dandole consigli e insegnandole molte cose. Nei pressi della lavanderia capitava spesso il giovane principe, figlio del re. Fin dalla prima volta che aveva visto la ragazza, era rimasto incantato dalla sua bellezza, sia fisica che d'animo e bem presto questo sentimento si era trasformato in amore. Anche Annika provava gli stessi sentimenti ma sapeva benissimo che il suo sarebbe rimasto solo un sogno. Proprio in quei giorni, una vecchia strega malvagia era riuscita a rubare al re, il suo più prezioso anello e lo teneva sempre stretto fra le mani, nascosta nella sua catapecchia. Il re aveva mandato messaggeri in ogni angolo del regno, dicendo che chiunque fosse riuscito a recuperare l'anello avrebbe visto esaudire ogni desiderio. In molti avevano tentato ma, la vecchia strega li aveva sempre beffati e fatti fuggire spaventati a morte. Un giorno, mentre l'anziana lavandaia, che e era anche un poco, fata, osservava i due giovani, che stavano parlando, cominciò ad elaborare un piano e lo spiegò loro. Disse che se Annika avesse seguito i suoi consigli sarebbe riuscita a riportare l'anello al re e in seguito, con uno stratagemma, avrebbero anche potuto coronare il loro sogno d'amore. Così Annika armata di una scopa, di un pezzo di corda di un pezzo di sapone e di un pettine fitto, partì con un poco di paura ma anche tanta determinazione. Camminava e camminava seguendo i consigli, che le erano stati dati e ad un certo punto scorse in lontananza una ragazza accanto ad un pozzo. Giunta vicino si accorse, che per prendere l’acqua la ragazza, legava il secchio ad una delle sue lunghissime trecce ma, quando doveva farlo risalire piangeva per la sofferenza, che il peso le procurava. Annika stupita, chiese perché per quel lavoro non usasse una corda ma si sentì rispondere che la sua povertà non le permetteva di acquistarla. Annika senza indugio le regalò quella che aveva portato con se e si allontanò seguita da infiniti ringraziamenti. Dopo un altro lungo tratto di strada si trovò accanto ad un forno, dove una donna per spostare la brace per introdurre il pane, usava le mani, procurandosi dolorosissime ustioni. Chiese perché non usasse una scopa e anche questa volta si sentì rispondere che la povertà, impediva la spesa. Annika allora le donò quella che aveva con se e ancora una volta si allontanò seguita da sinceri ringraziamenti. Dopo un altro lunghissimo tratto di strada, giunse nei pressi della catapecchia della perfida strega. In punta di piedi e usando ogni precauzione, si avvicinò e vide che la ladra si era addormentata su di una sedia a dondolo e che nel sonno le mani si erano aperte quel tanto da lasciare scorgere l’anello del re, che brillava con tutto il suo splendore. Intorno non si scorgeva anima viva, c’era solo un giardino incolto e colmo di erbacce. La giovane esitava, la paura cominciava a farsi sentire ma il pensiero del principe, le fece ritornare il coraggio. Camminando nel modo più leggero possibile e trattenendo quasi il respiro, si portò alle spalle della strega e con un gesto fulmineo, tolse l’anello dall’incavo delle mani ossute e grinzose e corse via come se avesse le ali ai piedi. La vecchia strega si svegliò di soprassalto e rendendosi conto di quanto era accaduto, cominciò ad urlare e si precipitò a rincorrerla con tutta l’energia che riuscì a trovare.  La giovane aveva un poco di vantaggio ma l’inseguitrice non si dava per vinta. Le gridava che rivoleva l’anello e anche, che appena l’avesse raggiunta l’avrebbe trasformata in una rana. Quando la vecchiaccia scorse la donna accanto al forno, le gridò di aiutarla a fermare quella ragazza, che correva avanti a lei ma la donna, rispose, che non avrebbe mai fatto del male alla sua benefattrice. La stessa risposta la ebbe anche dalla donna accanto al pozzo e così l’inseguimento continuò. Annika, aveva senz’altro la gioventù dalla sua parte ma ormai sentiva proprio il bisogno di fermarsi anche solo per pochi minuti. Prese allora il pezzo di sapone e lo gettò alle sue spalle e questo, immediatamente si trasformò in un’altissima montagna. La strega dovette superarla ma per risalirla e ridiscenderla ci mise molto tempo. Annika così poté riposarsi e fare un altro tratto di strada. Forse però se l’era presa troppo comodamente e all’improvviso sentì i passi della sua inseguitrice, farsi sempre più vicini. Ricominciò a correre ma le gambe diventavano pesanti e la forza mancava. Buttò allora il pettine fitto alle sue spalle e lo vide trasformarsi in un bosco talmente fitto e intricato, che la vecchia strega non riuscì ad attraversare e vi rimase prigioniera per sempre. La ragazza così poté ritornare alla lavanderia, dove la lavandaia amica e il principe l’attendevano e dopo averla rifocillata e preparato un piano, la mandarono dal re per consegnargli il preziosissimo anello. Il sovrano era talmente felice, che continuava ad abbracciarla, chiedendole che cosa desiderasse in cambio. Quando si sentì rispondere che voleva solo il capanno della lavanderia con tutto quello che aveva all’interno, cercò di farle cambiare idea. Le propose gioielli e ricchezze ma lei, rimase irremovibile. L’accompagnò allora al capanno, facendole notare lo scarsissimo valore sia dell’esterno che dell’interno. Aprì l’uscio e ribadì, che anche i mastelli valevano pochissimo e l’armadio aveva conosciuto momenti migliori. Nel dire ciò, lo aprì e rimase a bocca aperta, perché all’interno vi si era nascosto il principe. Il giovane spiegò al padre di quanto amasse la ragazza e dato che lui aveva ormai promesso, che il capanno e tutto quanto vi si fosse trovato all’interno sarebbe stato suo, era libero di sposarla. Il re non sapeva cosa dire ma la felicità dei due giovani era talmente grande e la bontà della ragazza così evidente, che dette subito l’ordine di preparare la cerimonia. I due innamorati corsero ad abbracciare la vecchia lavandaia, che era andata a sedersi accanto al torrente e la portarono al castello dove visse serena, insieme a loro, per molti e molti anni.

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