selenevalentina

venerdì 9 dicembre 2011

IL PENTOLINO



"E' quasi ora di cena" Pensa Emma. E' già buio, le giornate si sono incredibilmente accorciate. Spegne il computer, sua finestra sul mondo. Ha imparato, caparbiamente ad usarlo da sola, senza fare corsi ma, voleva assolutamente poter rimanere in
stretto contatto con il figlio ed il nipote, oltre oceano. E con la web cam, può vedere quel pronipotino, che ancora non ha abbracciato. E' vero, a volte, pasticcia un po' con i tasti ma, un tecnico in pensione, che abita nel suo stesso palazzo, glielo rimette a posto, con pochi euro, spiegandole pazientemente come evitare errori. Vive sola, dopo che il marito, l'ha preceduta nel mondo della pace. Oltre al computer, ama leggere e lavorare all'uncinetto e i vari lavori, li dona al vicino Centro Diurno, per le vendite di beneficenza. Ha poche amiche, avendo passato la vita a lavorare e nel palazzo la gente a stento si saluta. Le famiglie cambiano spesso e oltre al tecnico lei conosce di vista, solo la donna, che abita nell'appartamento di fronte al suo. E’ anziana anche lei e l'ha sempre vista uscire e rientrare da sola. Si alza e si dirige verso la cucina. L'appartamento è in ordine. Non un ordine maniacale ma, come lo chiama lei, un ordine composto. Non ha mai dimenticato la frase, che spesso ripeteva la sua insegnante. "Quando avrete una casa vostra, tenetela in modo da poter trovare le cose anche al buio". Di quella frase, ne aveva fatto insegnamento e la cosa le era sempre tornata utile. Apre uno sportello della cucina e prende un pentolino. Lo guarda e scuote la testa. Da quando è rimasta sola e con il passare degli anni, il pentolino usato per il suo pasto è di una misura sempre più piccola. Che fare? Un poco di brodo per la zuppa o la solita tempestina? Le tornano alla mente gli anni della gioventù passati in quel paesino di montagna e i pasti che preparava. Quante ricette scambiate con le altre donne mentre aspettavano, che il pane cuocesse nel forno a legna o mentre lavavano i panni nelle vasche pubbliche. Erano all’insegna del risparmio ma, non per queste poco appetitose, anzi… La polenta condita con il formaggio tenero, la frittata messa in umido, per avere il piatto più pieno, le torte di riso, di patate, di erbette o di verza le riappaiono davanti agli occhi. E anche il budino con latte, farina, zucchero, un tuorlo d’uovo, un poco morbido, era una leccornia da mangiare con il pane. E le teglie con verdure ripiene che scomparivano in un attimo? Ma per Natale e Pasqua, preparava la torta, che le aveva insegnato la nonna. Anche se non la faceva da tanto tempo ricordava perfettamente gli ingredienti, della TORTA AL VENTO. 8 uova-600 gr. Di fecola-500 gr. Di zucchero-4 bicchierini di rum-1 bicchiere di olio di oliva-la scorza di un limone- un pizzico di sale- 2 bustine di lievito- Rompeva le uova e divideva tuorli e albumi in due zuppiere diverse. Ai rossi aggiungeva lo zucchero e mescolava fino a quando diventavano gonfi. Metteva i 4 bicchierini di rum, il bicchiere di olio la scorza, lavata e grattugiata del limone, mescolava ancora a lungo poi, metteva la fecola. Continuava a mescolare, sempre nello stesso verso, come le aveva raccomandato la nonna. Aggiungeva il lievito e da ultimo gli albumi montati a neve molto ferma, ottenuta mettendo il pizzico di sale, prima di usare la frusta. Imburrava una teglia con il bordo alto e la cuoceva nel forno a temperatura moderata per 45 min. senza mai aprire durante la cottura ed era sempre un successo. Dopo qualche anno di matrimonio, si era trasferita con marito e figlio, in città. Il marito era un bravo muratore e in quegli anni, l’edilizia era in forte espansione. Il figlio frequentava la scuola con grande profitto e lei andava a lavorare a ore presso alcune famiglie. Un giorno, che non aveva mai dimenticato, era entrata in casa la lavatrice e a lei era sembrato un sogno non dover più avere la schiena indolenzita dalla fatica. Dopo avevano avuto anche il televisore e quando aveva fatto la prima telefonata, comodamente seduta nella sua cucina, era stato come essere la protagonista di un film. Avevano poi comperato un appartamento e la felicità era stata rotta solo nel momento della partenza del figlio per quel paese lontano, dove però lo aspettava un ottimo impiego. Lo avevano superato perché, si sa che i figli non ci appartengono e devono seguire la loro strada. L’altro grande dolore era stato la perdita del marito, superata con un’immensa fede. E’ ancora lì in piedi con il pentolino in mano. Si riscuote lo appoggia sul ripiano, apre il frigorifero e guarda la teglietta con la doppia porzione di lasagne, comperate il giorno prima, nella gastronomia sotto casa. Chiude il frigo e si dirige verso la porta d’ingresso. La apre e esce sul pianerottolo. Qui l’indecisione la fa fermare per un attimo, poi si fa coraggio e suona il campanello della sua vicina. La donna apred e Emma, tutto d’un fiato le dice “Scusa se ti disturbo, non voglio sembrarti invadente ma, questa sera non mi va proprio di cenare da sola. Ho due porzioni di lasagne, ti andrebbe di dividerle con me?” L’altra si riprende in fretta dalla sorpresa e risponde “ Mi stavo preparando un’insalata, aggiungo qualche foglia e la porto. Ho anche due fette di torta al vento, hai per caso il diabete?” ” Non ho il diabete, però, ho del budino alla vaniglia, che starà benissimo con la tua torta. Allora, lascio la porta aperta e ti aspetto”. Si volta, torna in cucina, apre un cassetto e prende la tovaglia ricamata, che non usava da anni. Le lasagne entrano nel forno a microonde, i piatti, le posate e i bicchieri sono a posto e nel frattempo sente chiudere le due porte e la voce della vicina le dice “Eccomi, posso entrare?” La fa sedere, le lasagne fumanti sono nei piatti, l’insalata è condita, torta e budino aspettano il loro turno, che chiedere di più. Emma prende il pentolino dal ripiano e lo mette via, seguita dallo sguardo sorridente della nuova amica. “Sai anch’io, ne uso uno uguale” Ma stasera no. Questa sera è diverso. Un sorriso un, buon appetito e le lasagne comprendono di essere apprezzate.

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