selenevalentina

mercoledì 14 dicembre 2011

IL QUADRO

Era luminoso l’appartamento di Eleonora. Situato all’ultimo piano di un grattacielo arredato con mobili chiari ed essenziali. Alle pareti, numerosi quadri ad olio, firmati David Morgan, dai colori tenui, a volte un poco sfuocati, ma che davano sempre l’impressione di una grande profondità e suggestione. Da un’ampia vetrata, sulla quale, alla sera veniva fatta scorrere una spessa, ma nello stesso tempo leggiadra tenda azzurra, si accedeva ad una vasta terrazza, che pareva essere sospesa nel cielo. A volte le nubi erano talmente basse, che sembrava fosse sufficiente allungare una mano, per entrare nella loro sofficità. Nelle notti stellate, la luna si fermava a curiosare e ad accarezzare i lunghi capelli di Eleonora, così scuri e lucenti ed a specchiarsi nei suoi occhi blu cobalto, che da molti mesi erano spesso inondati da lacrime di un immenso dolore. La ragazza rimasta orfana, in giovane età e senza nessun altro parente, aveva saputo con tenacia mantenersi agli studi, facendo vari lavoretti e ottenendo sempre borse di studio. Appena laureata era stata assunta in un importante ufficio, dove con un ottimo stipendio, lavorava insieme a numerose colleghe. Nel luogo di lavoro, era sempre gentile e corretta, ma non era solita dare molta confidenza. Solo con Helen nella pausa pranzo, si fermava a parlare e qualche volta, l’aveva invitata nel suo appartamento, per un caffè. Proprio insieme all’amica, qualche anno prima, era entrata nella Galleria d’Arte situata a pochi metri dal suo ufficio. Questa era gestita da Paul e David Morgan, padre e figlio. David, benché giovane, era già un pittore affermato e su un’intera parete della galleria, si potevano ammirare i suoi quadri. Già dalla prima volta, che i loro sguardi si erano incrociati, era scoccato qualche cosa. Non un colpo di fulmine, ma un’amicizia, diventata sempre più profonda, che si era poi tramutata in un grande amore, che presto sarebbe stato coronato dal matrimonio. Solo la felicità sembrava aleggiare intorno ai due giovani e anche Paul era molto contento, perché pensava, che così avrebbe avuto anche un’adorabile figlia. Il destino, spesso, ha in serbo strane trame, che noi non comprendiamo. Così un pomeriggio, nel quale David si trovava davanti alla sua Galleria, un’auto pirata sbandando, salì sul marciapiede e lo uccise. Il dolore di Eleonora e di Paul sembrava inconsolabile, ma la vita deve andare avanti. Così lui continuò a tenere aperta la Galleria d’Arte, ma i quadri di David rimasti sulla parete, non furono più messi in vendita, e non cedette neppure di fronte a importanti offerte, perché gli sembrava, che separandosene, avrebbe perso ancora di più il suo unico figlio. Ogni giorno dopo il lavoro, la ragazza, prima di rientrare nel suo appartamento, passava da Paul per un saluto, poi si soffermava a lungo davanti ai quadri del suo David. Da uno in particolare non riusciva a staccare lo sguardo. Rappresentava un laghetto, irrorato da tenui bagliori di un tramonto d’autunno. Alberi intorno, che si specchiavano nelle acque chiare e in fondo un piccolo cottage con un pontile e una ringhiera di legno. Il tutto sembrava avvolto da un'impalpabile nebbia che gli conferiva una struggente atmosfera. Rappresentava il luogo dove si erano dichiarati il loro amore, dove si

erano scambiati il primo bacio e dove erano poi ritornati per trascorrere ore indimenticabili. Una volta Paul l’aveva sentita mormorare “Vorrei poter entrare in quel quadro e restarci per sempre. Solo così mi sembrerebbe di essere ancora accanto a David e sarei felice in eterno”. L’uomo le aveva accarezzato i capelli, apprestandosi poi a servire alcuni clienti. Succedeva spesso, che quando lei se ne andava, non la vedeva uscire, perché intento nel lavoro, ma rispettava questo suo comportamento, dettato solo dal desiderio di nascondere la commozione. Il tempo passava e giunse il momento per Paul, di prendere un periodo di ferie, che avrebbe trascorso all’estero, a casa di una sorella. L’ultimo giorno di apertura Eleonora entrò come d’abitudine e gli augurò buone vacanze andandosi poi a mettere di fronte ai quadri del suo amato. All’ora di chiusura Paul salì sulla sua auto e si diresse direttamente all’aeroporto. Non aveva visto uscire Eleonora, ma d’altronde si erano già salutati prima. Al suo ritorno, la prima visita, che ricevette, fu quella di due poliziotti che gli chiedevano se aveva notizie di Eleonora, che era scomparsa una ventina di giorni prima. I colleghi di lavoro, preoccupati da un'insolita assenza l’avevano cercata ripetutamente al telefono, senza ottenere risposta. Helen, era andata anche a bussare alla sua porta poi preoccupata, aveva avvertito le forze dell’ordine, che forzata la serratura, avevano ispezionato l’appartamento, senza trovare nulla di strano. Le tende erano chiuse, dall’armadio non sembrava mancare nulla, ne abiti, ne valige e nelle stanze regnava il massimo ordine. Paul, non sapeva cosa dire, sentiva solo un macigno al posto del cuore. Non poteva perdere anche lei. Si guardò intorno e vide uno dei poliziotti, che stava ammirando i quadri di David. Si avvicinò e sentì che gli diceva. “Sono bellissimi, ma quello che mi ha maggiormente colpito e quello che rappresenta il laghetto con il pontile. La figuretta femminile, poi, appoggiata alla ringhiera gli conferisce un’aria magica”. Paul ascoltava come in trance. Che cosa stava dicendo il poliziotto. Non c’era mai stata nessuna figura femminile in quel quadro. Alzò lo sguardo e il suo cuore si mise a battere all’impazzata. Effettivamente appoggiata alla ringhiera del pontile si vedeva una figura di donna. Guardò meglio e gli sembrò che una delle manine, facesse un movimento impercettibile, come per un saluto. Deglutì rumorosamente, poi tornò a guardare e di nuovo la manina si mosse. Il poliziotto lo stava osservando e gli chiese “ Signor Morgan è tutto a posto, si sente bene?” Paul si riscosse e guardandolo rispose “Tranquillo, mi sento bene, è tutto a posto”.

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