RICORDI ANTICHI
Era la tramontana a fare da padrona, in quelle notti in
montagna, che sembravano interminabili. Scuri sbarrati, che al mattino per
aprirsi, avrebbero trovato un bianco ostacolo. All’interno, paraspifferi sui
davanzali, che il vento, metteva tutto l’impegno che possedeva, per poter
entrare. La pala per la neve, pronta accanto all’uscio. Al mattino, ci sarebbe
stato da spalare molto per fare un minimo di sentiero, per accedere alla strada
principale. La stanza però, era calda. Accanto alla stufa una cassa con legna
secca, pronta per non fare abbassare la fiamma. Quante pentole e tegami, si
alternavano su quei cerchi concentrici, ardenti. Loro sapevano, come fare formare
la crosticina, alle fette di polenta, che venivano appoggiate sopra. Quelle
grandi fette di pane casereccio, con sopra una fetta di formaggio, che si
scioglieva al calore. E le cotenne di maiale, che sfrigolavano arrotolandosi? Un
pizzico di sale, un'altra fetta di pane e voilà. Da leccarsi le dita! Castagne,
, con la buccia un pochino tagliata, per non farle scoppiare, tenute mosse, con
un gesto veloce. Il profumo riempiva la stanza ed era una gara, tra chi le
sbucciava più in fretta. Tradizioni antiche, tramandate da nonni ai nipotini,
che forse la vita avrebbe portato lontano. Forse in grandi città, dove queste
cose erano impensabili. Giungeva l’ora per dormire. La fiamma, si lasciava
spegnere. I cerchi si raffreddavano adagio, spandendo intorno, l’ultimo calore.
Al mattino, sarebbe stata una mano amica adestarli. C’era il latte da scaldare
per la colazione e il giorno ricominciava, partendo da un punto sicuro.
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