selenevalentina

domenica 31 gennaio 2016


RIFLESSIONI DI UNA CASA

 

Vi starete chiedendo se una casa, può mettersi a fare riflessioni. Ma quando una casa è vuota da molti anni, che altro può fare? Accoglievo una famiglia, già nel milleottocento. Certo la disposizione delle stanze era diversa. A piano terra c'era la stalla e sopra di essa il fienile. Nelle altre stanze c'era la cucina e le camere da letto. Anche nelle altre case, di questo grande cortile, la disposizione dei vani era quasi uguale. Le cose, sono cambiate, dopo la seconda guerra mondiale. Le stalle sono state spostate in altre costruzioni e le abitazioni, rese più confortevoli. Non avete idea, di quanti bambini abbiamo visti nascere, crescere e anche andare via. Dico "abbiamo" perché io sono la casa principale ma, ho altre due sorelle e altre amiche intorno. Dunque, parlavo dei bambini, ma le donne dove le mettiamo? Quante ce n'erano, impegnate fra casa, stalla, campi e figliolanza? Il rumore del trattore è giunto, molti anni dopo e le mucche finalmente, non hanno più dovuto tirare carri, ricolmi di erba, fieno, covoni o casse colme di grappoli maturi. I bambini si sa, crescono, scoprono la vita in città e si allontanano. Restano, fin che possono gli anziani e piano piano, se ne vanno anche loro. Io penso e ripenso a tanti episodi allegri. Alle sere a parlare, a giocare a carte gli uomini, a Fare calze o rammendare, le donne. Ricordi anche tristi. Di malattie, di anziani che chiudevano gli occhi e di guerra. I tedeschi, si erano accampati proprio qui. Avevano accusato Maria, di nascondere il marito e non avevano creduto al suo diniego. L'avevano portata prigioniera in un altro cortile, nel tentativo di farla parlare. Piangeva lei, che aveva dovuto lasciare i figli piccoli ad una vicina, con il cuore stretto per la paura. Per giorni l'avevano tenuta prigioniera, prima di capire, che diceva la verità. L'avevano riportata a casa e con i suoi bambini accanto, l'avevano costretta a preparare, pastasciutta per tutti. Cucinava trattenendo le lacrime, per non spaventare i figli e tirato un sospiro di sollievo, quando se n'erano andati.  Potrei continuare a raccontare per mesi ma, forse queste cose, a molti non interessano. Allora me ne sto zitta, ascoltando il tempo che passa. Al sole che non può entrare, fermato da scuri chiusi. Nessun bambino, nessun vecchio, neppure un gatto. Mi resta solo una speranza, che un giorno qualcuno passando, si innamori del grande, verde panorama, dell’aria pulita, del silenzio, della tranquillità e decida, di riportarci alla vita. Dite che è utopia? Allora vi chiedo, per favore, di lasciarmi almeno sognare...

 

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