Era uno dei soliti viaggi di piacere, organizzati in Passato?
No, questo era stato dettato da un sentimento diverso. Qui, non era l’interesse
per usi, costumi cucine etniche, che volevi conoscere. Qui, volevi
approfondire, quello letto, in tanti anni di ricerche, di film e documentari
visti… Era rigido quel gennaio… Dal filo spinato pendevano ghiaccioli. La neve
era alta e il freddo riusciva ad oltrepassare il pesante giaccone. La guida,
parlava, spiegava, invitava a proseguire… Tu, non riuscivi a staccare gli occhi
da quelle spine. Ne percepivi quasi il dolore fisico, provato da chi,
inutilmente aveva cercato di scavalcarle. Baracche… Povere baracche. Giacigli,
indumenti e scarpe. Piccole molte. Pensi a quei piedini, che tanto avrebbero
potuto camminare. Pensi alle mani crudeli, che li avevano fermati. Forse quelle
mani, tornando alle loro abitazioni, accarezzavano bambini, curati e coccolati…
Le docce… La guida invita ad entrare. Il timore comincia a salire in gola.
Dentro, buio pesto. Il portone, si chiude alle spalle. Il catenaccio scorre.
Fuori, sibilo di vento. Sembra il sibilo del gas letale. Paura palpabile.
Attorno respiri, un pianto trattenuto. Fermi il grido, che vuole uscire… Il
portone si apre. Sei fuori. Il vento non riesce a spazzare via, tutte le tue
lacrime. Accanto una sconosciuta, singhiozza. Uno sguardo, un abbraccio…
Emozioni condivise… Per non dimenticare…
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