selenevalentina

martedì 3 settembre 2013

CENO



Sgorgato chissà quando
dal fianco di quel monte
che ti fu padre e madre.
Con giovane irruenza ti sei precipitato
verso quel cammino ancora sconosciuto.
Ne sassi, ne rami, dossi o avallamenti
le tue acque han fermato.
Con salti e spintoni
tutto superavi e in fretta te ne andavi
verso quella meta ancora sconosciuta. .
Solo a tratti la tua corsa rallentavi.
Forse per riposare, forse perché le stelle
si potessero specchiare.
E se male hai fatto, mai fu per cattiveria
ma sempre hai compensato con generosa vita.
E grosse ruote hai mosso ora dimenticate.
Chissà se in te rimane
il ricordo dei paesi, dei boschi, dei prati
e anche dei miei occhi, dal tuo scorrere incantati.
Mormori, sussurri, canti
una melodia strana e la musica del vento
in sottofondo t’accompagna.
Ti tocco, ma non ti si può fermare.
Scivoli, t’increspi e solo un po’ di schiuma
tra le dita mi rimane.
Ti saluto o Ceno, amico mio.
Tu che mi hai visto bimba
e ora donna mi ritrovi.
A te dono il mio amore
a te che sempre sei lo stesso
e ad ogni istante ti rinnovi.

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