selenevalentina

mercoledì 11 settembre 2013

PARLANDO CON VECCHIE PIETRE

Conosco il luogo e in un pomeriggio d'estate, accanto, a vecchie case di pietra, mi sono fermata. Aiutata da un vento leggero, ho ascoltato le loro parole. Ricordavano il passato. E di che altro potevano parlare, per non pensare allo sfacelo, che su loro incombeva? Mi hanno chiesto, se sapevo, di chi era partito. Quale luogo aveva raggiunto e se era stato triste o felice. E quei bimbi incerti nei passi, di loro avevano ricordo? Non sapevo, chi qui fosse nato, ne il luogo del loro destino, ma di migranti potevo parlare. Di navi, che andavano lontano, di treni e valige quasi vuote, che poco, qui possedevano. Di grandi cucine di alberghi, con montagne di piatti da lavare. Di sconosciute famiglie, a cui dovevano, rispetto e lavoro. Di miniere buie e profonde, dove la morte era sempre in agguato. Mi hanno chiesto, cos'era città. Ho parlato di anonimi palazzi e di grattacieli, che toccano nubi. Ora i figli, di chi qui era nato, eredità avranno raccolto, di ricchezza o normalità. Ho parlato di auto sfreccianti, sostituti di asini e muli. Di persone, che camminano a lungo, per piacere e non per dovere. Di smog, che nasconde le stelle. Di donne, che dividono il tempo, fra casa e un'altro lavoro. Di bimbi, fermi per ore a guardare uno schermo digitale. Inconsapevoli della gioia di giochi in cortile, fino a quando, scende la sera. Di cibi nella plastica avvolti. Di pranzi già pronti, da mettere in freezer. Pensando magari a un racconto, di un orto dietro la casa. Ho descritto arredi e quadri. Di bagni, con comode vasche. Non più quattro assi di legno, in mezzo ad un campo. E' vero, non c'è il filosso e lo scambio del pane al bisogno. Il rosario nell'oratorio,tra profumo di rose sbocciate. Di mietere insieme il grano e cantando, raccogliere uva. Di c'era e di c'è, a lungo ho parlato. Fino a quando, la domanda è arrivata. Cos'era migliore. Il presente o il passato? Ho pensato, analizzato ogni cosa ma una risposta, non ho trovato. Non ho più visto, le vecchie case di pietre. Non so se sono in piedi o cadute. Mi piace pensare, che quei bimbi di un tempo, guidati da, inconscio bisogno, siano passati a dare un saluto, a un ricordo, dal tempo sbiadito. 



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