selenevalentina

lunedì 31 ottobre 2011

CASA NATIA



No! Vi prego, aspettate!
Fermate quei lunghi denti di ferro,
che devono distruggere
la mia casa natia.
Lasciate ch’io possa entrare
un’ultima volta.
Odore di vecchi mattoni,
di focolare spento, di camino,
che aspirava profumo di cibi,
che aspirava care voci scomparse.
Rinarrate fiabe, canti, pianti,
preghiere sommesse, ricordi
e sogni inespressi.
Lame di luce da crepe
di scuri che abbuiano la stanza,
caleidoscopi per polvere antica.
Ascolto il silenzio per carpire,
se ancora lontano lo conserva,
il mio primo vagito.
Apro gli scuri gementi,
esondazione improvvisa di luce
che cancella i ricordi.
Ma là, nell’angolo umido,
appare la piccola mensola e Lei,
Madonnina che regge il Bambino.
Diventano scrigno sicuro
le stupite, trepide mani.
Avanti ora, lunghi denti di ferro,
potete compiere il vostro lavoro.
Ora sì, ora che stringo sul cuore
Colei che un giorno, amorosa,
accolse il mio primo vagito.

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