selenevalentina

sabato 10 settembre 2011

IL MULATTIERE POETA



S'inoltra la mulattiera nel folto del bosco. A tratti è facile il cammino, ripido poi a rendere pesante il respiro. Orfana ora di'impronte di zoccoli di animali, che il mulattiere, con pazienza guidava, anche se ormai la strada per loro era conosciuta. Zitti, zitti però, ora vi prego. Non vi sembra di risentire un "Ooooo, Va laaaaa." Che qui dove un pietrone funge da sedile, l'eco ripeteva. Uno ne ho conosciuto, vecchio ormai. Parco di parole, ma che sovente in rima amava parlare e che di giorni solitari ne aveva vissuti. A volte oltre quel va laaa, una bestemmia gli sfuggiva ma, subito perdono alla Madonna chiedeva. " Perdonami, non lo faccio per cattiveria ma, il viaggio deve finire prima che arrivi il buio. Avranno tempo dopo i muli per mangiare, che anche per me dovrò cucinare". Nel piccolo zaino militare portava un pane, del formaggio e ogni tanto, qualche fetta di salame, che mangiava mentre adeguava il passo a quello cadenzato dei suoi animali. L’acqua no, quella non la portava, che il percorso di fontanelle ne offriva. Viveva solo in una casa modesta, che alla domenica cercava di pulire. I panni li lavava con moderazione perché tanto gli abitanti del bosco, non facevano obiezioni.. Una moglie non l’aveva mai avuta però, si diceva, un grande amore sì in gioventù ma, lei non lo aveva voluto perché era solo un mulattiere. Così ancora una volta si era sentito solo. Trovatello, da una povera famiglia dal brefotrofio era stato tolto per la ricompensa, che il governo dava. Il patrigno presto la vita aveva lasciato e quella, che lui chiamava mamma e che bene gli aveva voluto, si era spenta di miseria quando lui appena tredici anni contava. Un mulo gli era rimasto e in fretta aveva cominciato a percorrere quella mulattiera. Nel bosco, un cane abbandonato aveva incontrato. Due trovatelli possono volersi bene e farsi compagnia, aveva pensato e a casa lo aveva portato. Gli era amico fedele e giornaliero in tutti i suoi percorsi, fino a quando l’età li aveva indotti a riposare. Del vino non era grande amante ma, quando all’osteria qualcuno un bicchiere gli offriva, allora sì, cominciava a raccontare. Parlava in rima, anche se, non lo definivano un poeta. Narrava della guerra. Di quando, di nascosto, portava cibo ai partigiani. Di un giorno, che i tedeschi con il mitra, avevano sventagliato dentro il canalone, Per fortuna le foglie erano talmente tante, che non vi erano stati feriti e lui dopo che il nemico si era allontanato era andato nella notte a fare il segnale del pericolo cessato. Diceva di cittadini, venuti a cercare funghi e delle vite salvate facendo buttare quelli velenosi. Di giovani chini a raccogliere castagne, di quelli che da un cespuglio nascosti, si fermavano a rubare un bacio. Anche lui di castagne riempiva lo zaino e arrostite, ai bambini offriva. A seconda delle stagioni invece portava fragole o more a una vicina, che gli anni ormai più non contava e in cambio aveva qualche fetta di crostata. Una storia non la raccontava ma tanto anche altra gente la sapeva. Di una vedova, che ogni giorno in umili lavori s’arrabattava, per tirare su tre figli. A volte dalla catasta del padrone di mezzo monte, qualche pezzo di legna prendeva. Lui in fondo la perdonava e sperava, che anche il buon Dio, lo facesse. Si diceva, che avesse soldi perché ben poco spendeva ma, nessuno sapeva dove li metteva, Ogni tanto però prendeva la corriera e in città se ne andava. A fare che? Nessuno lo sapeva e c’era anche chi con un sorriso malignava. Un giorno le finestre e la porta erano rimaste chiuse e la gente si era preoccupata. Avevano chiamato il prete e i carabinieri e loro entrati in casa, sul suo letto l’avevano rinvenuto. Il cane insieme a lui, gli occhi aveva chiuso, che vecchio ormai solo non voleva restare. Sul comodino una medicina, presa troppo tardi e nel cassetto una busta, aperta dal maresciallo. Poche righe scritte con mano incerta “ i miei soldi sono nella Banca…e la cifra è di… milioni”A sentire la cifra erano trasaliti ma il testamento ancora continuava. “I soldi dovranno servire per gli studi dei bambini ospiti nell’orfanotrofio perché abbiano un’istruzione che permetta una vita decorosa.”Mi alzo dal pietrone, che funge da sedile. Qui nella curva dove l’eco risponde.
Porto le mani a megafono, vicino alla bocca e un Ooooo Va laaaaa lancio nell’aria. Pochi secondi e un Oooo Va laaa mi ritorna. Sembra gioioso e io mi chiedo se è soltanto l’eco o è il mulattiere poeta, che dai facili sentieri del paradiso mi risponde. Ma ascoltate, non è un lontano abbaiare di cane che si sente?

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