MANUELA
Manuela, era rimasta a lungo, davanti ai vetri della finestra, con la luce spenta, a guardare lo sfarfallìo bianco, che cadeva nella notte scura. Già l'asfalto si stava ricoprendo e le rare automobili, procedevano a passo d'uomo. Era uno spettacolo affascinante.
"Speriamo non geli" pensò mentre chiudeva la tapparella.
La stanza era calda e distesa sotto la soffice trapunta, si ritrovò ben presto nel mondo della non volontà. Era sul suo monte preferito e stava dando pezzetti di pane ad un cavallo libero, che la seguiva nel percorso verso la cima, dove andava ad abbracciare la grande croce di ferro. Era scesa poi tra i faggi, con radici contorte ed affioranti per suggere ogni goccia di pioggia. Si era fermata nel verdeggiante prato trapuntato di margherite. Si era seduta ad intrecciare, come bimba, una coroncina, per sentirsi ancora principessa tra i fiori. Per vivere un attimo di fantasia, in quel mondo melodioso, dove danzano le fate. Il clic della radiosveglia e la suadente voce di Julio Iglesias, che cantava, Manuela, la riportarono alla realtà. Dalla strada giungevano voci di uomini e rumore di pale. Dunque la neve era caduta abbondante. Si alzò per andare ad aprire la finestra e vedere il bianco spettacolo. Alzò le braccia e passò le mani fra i lunghi, neri capelli ma qualche cosa rimase impigliato fra le dita. Abbassò le mani e rimase a guardare stupita e confusa... una bianca margherita.
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